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Biathlon – Alla scoperta della guida tecnica FISI rivolta al settore giovanile: “L’intento è dare una linea comune che metta al centro l’atleta”

Foto Credits: Dmytro Yevenko

Un’aggiunta importante al già fondamentale testo metodologico della Scuola Tecnici Federali per la formazione e l’aggiornamento degli allenatori del futuro, che per il biathlon è il primo della storia. Nei giorni scorsi la FISI ha pubblicato il documento “Allenare l’atleta di biathlon – dalla teoria alla pratica”, una guida dedicata al settore giovanile, con tabelle pratiche e indicazioni metodologiche per la programmazione dell’allenamento dagli Under 9 agli Under 21.

«Dopo il testo tecnico che non avevamo mai avuto e per il quale ringrazio Roberto Campaci responsabile del settore nordico per la STF – ha detto Höllrigl a Fondo Italiaabbiamo deciso di creare questo documento per dare una linea comune da seguire agli allenatori dei settori giovanili, per preparare al meglio gli atleti in vista di un possibile inserimento nelle nazionali juniores. Come abbiamo una linea comune nelle nazionali, facilitando il passaggio da un gruppo all’altro, vogliamo fare altrettanto per passaggi ancora più complicati come quelli da sci club e comitato alla squadra nazionale».

Lo scopo è quello di dare agli allenatori di sci club e comitati un percorso da seguire, lavorando con l’obiettivo di mettere al centro del progetto l’atleta. «L’obiettivo è che ogni atleta riceva gli stimoli giusti al momento opportuno della sua carriera, aiutandone così la crescita, per fare in modo che quando arriva in nazionale juniores e anche negli anni successivi abbia ancora dei margini di crescita, oppure non si trovi troppo indietro. Ogni allenatore deve agire sapendo che al centro deve esserci l’atleta e la sua crescita, che deve portarlo a garantirsi una carriera che rispecchi il suo talento».

Ovviamente ciò non significa “mettere in gabbia” le idee degli allenatori di sci club e comitati. «Sono liberi di mettere in pratica le proprie idee all’interno di questa linea. Per noi ciò che è importante è che si resti su un certo percorso, su una crescita che permetta al giovane di non bruciarsi presto o, al contrario, restare indietro. Abbiamo ragazzi molto motivati, che hanno voglia di soffrire e lavorare, che ci tengono, e gli allenatori devono capire quando motivarli a spingere e quando a frenare».

Al testo hanno lavorato gli allenatori azzurri Mirco Romanin, Riccardo Romani, Saverio Zini,Edoardo Mezzaro, Barbara Ertl e la professoressa Chiara Zoppirolli. Ricercatrice dell’Università di Verona, che lavora presso il CeRiSM, quest’ultima è al fianco della nazionale di biathlon dal 2022 come responsabile scientifica, seguendo sia la parte di valutazione tradizionale in laboratorio che la realizzazione, assieme agli allenatori azzurri, di alcuni progetti di studio degli atleti, integrando i dati del laboratorio con quelli sul campo.

Ex fondista, Zoppirolli ha collaborato alla stesura del testo metodologico della STF per il biathlon e ha dato il suo apporto scientifico alla guida rivolta agli allenatori dei settori giovanili. «Queste linee guida sono molto importanti e non nascono solo dall’esperienza di chi vi ha lavorato – ha detto la ricercatrice a Fondo Italiama anche dall’attenta analisi della letteratura per quanto riguarda lo sviluppo delle capacità motorie dei giovani atleti, con particolare attenzione a capire come si sviluppa il fisico e la mente di un giovane. L’obiettivo è stato quello di partire dal know how scientifico per riuscire a fornire degli stimoli allenanti che creino un adattamento progressivo, motivante e rispettoso della maturazione biologica di ogni singola persona, tre parole d’ordine che devono guidare le proposte di allenamento in età giovanile».

Zoppirolli ha aggiunto: «Queste pagine rappresentano una guida pratica di cosa proporre in ogni seduta di allenamento, per garantire continui adattamenti positivi e progressivi nei giovani atleti, che permettano una durabilità nel tempo della capacità di adattamento psico-fisica, fino all’età dell’adolescenza e oltre. Questo è un passaggio fondamentale, perché tutto quello che si fa in età giovanile è il prerequisito essenziale di quello che potrà essere il margine di allenabilità nell’età adulta».

Queste linee guida vogliono essere un supporto per sviluppare adeguatamente le capacità coordinative, condizionali e le abilità del tiro nei giovani atleti, da una parte per sfruttare al meglio i periodi di maggior allenabilità dei ragazzi sia in età pre-puberale che in età adolescenziale, dall’altra per evitare il rischio della specializzazione precoce dell’atleta. «Un’altra parola d’ordine è mantenere alta la motivazione attraverso la multilateralità delle proposte d’allenamento ed il mantenimento di un carattere ludico e divertente anche in età adolescenziale. La specializzazione precoce degli atleti non dipende soltanto dall’abuso dei mezzi di allenamento speciali e specifici durante la pratica, bensì soprattutto dall’utilizzo di metodologie e contenuti dell’allenamento troppo simili a quelli utilizzati dagli atleti adulti di alto livello. Ogni età deve essere legata ad una specifica metodologia di allenamento a seconda della maturazione biologica dell’atleta, con lo solo scopo di arrivare gradualmente all’obiettivo finale della performance specifica attraverso metodologie di allenamento tipicamente adulte».

La ricercatrice del CeRiSM aggiunge: «La specializzazione precoce, oltre a limitare le capacità di apprendimento dei gesti motori specifici in età adulta, ha anche una ricaduta negativa a livello mentale. È grandissimo infatti il rischio di burnout e perdita di motivazione, che arriva poi in età adulta quando gli atleti percepiscono una mancanza di progresso, nonostante il monte ore di allenamento svolto. Questo è considerato dalla letteratura scientifica come uno dei motivi principali dell abbandono sportivo in atleti di alto livello nel passaggio da junior a senior».

L’esperienza maturata in questi anni al seguito delle nazionali, ha aiutato Chiara Zoppirolli a monitorare lo sviluppo residuo della capacità di performance anche nei biatleti delle squadre maggiori: «Con le nazionali maggiori, ci siamo accorti che atleti di altissimo livello in età adulta hanno mostrato ancora un margine di adattabilità elevatissimo e progressivo, sintomo di un biathlon attuale in buona salute. Il lavoro fatto fin qui è stato di qualità, progressivo, che ha garantito un residuo margine di miglioramento importante anche in atleti di altissimo livello».

Le linee guida proposte ovviamente non riguardano solo l’allenamento organico, ma anche tutta l’attività del tiro. «Anche sull’aspetto del tiro è fondamentale che gli atleti sparino il giusto numero di colpi in ogni seduta, con incrementi graduali di lavoro da un anno all’altro, per garantire un’adeguamento progressivo della capacità di concentrazione e di conseguenza migliorare l’efficacia nel tiro. Nel testo metodologico del biathlon, per ogni fondamentale del tiro sono proposti tantissimi esercizi per l’attività giovanile, attraverso i quali si punta a raggiungere ciascun obiettivo tecnico in modo ludico. Lo stesso andrebbe trasferito nello sviluppo delle capacità coordinative e fisiologiche, perché spesso ci dimentichiamo quanto i bambini apprendono grazie al gioco».

A chiudere è nuovamente il dt Klaus Höllrigl, che come scritto dall’allenatore Mirco Romanin sui propri profili social, ha fortemente voluto la stesura di questo documento. «Il biathlon italiano sta crescendo tanto, i numeri salgono ormai da anni ed è il momento giusto per dettare delle linee guida che possano aiutare il nostro movimento a crescere ancora senza dimenticare mai l’aspetto più importante: tenere al centro l’atleta».

PER CONSULTARE LA GUIDA DA QUI.

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