Lo scorso weekend, a Trento, in occasione del Festival dello sport, gli appassionati di sci di fondo hanno potuto fare una passeggiata nel viale dei ricordi e rivivere, assieme ai protagonisti, la mitica staffetta azzurra di Torino 2006, quando sulle nevi di Pragelato Cristian Zorzi, Fulvio Valbusa, Pietro Piller Cottrer e Giorgio Di Centa (non presente per impegni all’evento nel capoluogo trentino), hanno sventolato il tricolore tagliando il traguardo per primi al termine di una gara che resterà nella storia della disciplina.
A margine del talk a cui tre dei quattro staffettisti hanno preso parte, Fondo Italia ha chiesto ad ognuno di loro, un parere o un pronostico su quelle che possono essere le ambizioni o le prospettive dell’Italia nei prossimi Giochi Olimpici, quando il quartetto azzurro prescelto proverà a seguire le orme di chi li ha preceduti nelle ultime Olimpiadi casalinghe ormai 20 anni fa, un sogno che Federico Pellegrino, tra gli altri, non ha mai nascosto di accarezzare.
Cristian Zorzi: “Nel fondo italiano abbiamo dei giovani fortissimi, che mi piacciono molto, da Graz a Barp a Carollo, atleti che possono fare benissimo. La staffetta ha sempre una propria storia quindi ci sono tanti imprevisti, tante cose andare bene ma possono anche andare male. Non partiamo favoriti per la vittoria, però non si sa mai. C’è un Pellegrino che sicuramente ha dalla sua l’esperienza, i norvegesi sono sempre più agguerriti e poi sicuramente c’è da dire che ormai la staffetta non si corre più sui 10km e quello cambia tanto. Correndo in frazione sui 7,5km e quindi i distacchi si possono comodamente diminuire, è più possibile restare attaccati e si può soffrire meno. Quindi ci sono tanti aspetti che possono portare bene all’Italia, però correre in casa non è sempre facile, soprattutto per chi non ha mai corso in casa in un evento importante.”
Pietro Piller Cottrer: “Per quanto riguarda le possibilità non mi sento di dare un valore. Una cosa però è certa: so che gli atleti ci tengono molto, se c’è una medaglia a cui ambiscono è proprio quella della staffetta. E quindi questo ovviamente è un augurio che parte dal cuore, cioè che riescano nel loro intento perché non ha importanza il colore ma la conquista sì e in Italia acquisterebbe sicuramente un valore maggiore. E poi c’è da dire una cosa: che questi ragazzi, non solo gli italiani ma tutti in generale, non sono più abituati a gestire l’emozione di una staffetta perché la FIS purtroppo non include più le staffette durante la Coppa del Mondo. Noi se non altro arrivavamo preparati all’evento olimpico o mondiale, loro no. Per cui rimboccatevi le maniche o andate a rivedere i video del passato e dateci dentro!”
Fulvio Valbusa: “Direi che ci si può davvero giocare qualcosa, ma non parlo di una medaglia, parlo di qualcosa in più perché anche le varie distanze che si sono un po’ trasformate, parliamo soprattutto della staffetta – che a 7,5km è tutta un’altra gara, potremmo anche sognare qualcosa di importante. Non solo con il solito Federico Pellegrino che naturalmente è il più atteso in questa Olimpiade ma io credo anche in tutta la squadra. Secondo me stanno lavorando sulla strada giusta e credo che con le distanze che ci sono, la pista che conosciamo bene ed essere in Italia, magari non con la pressione ma con la responsabilità di voler fare bene, credo davvero che possa arrivare qualcosa di buono.”