“È andato via di corsa, sta per diventare papà”. Questa le risposta che ricevemmo quando lo scorso luglio ci recammo a Passo di Lavazè per incontrare gli atleti della nazionale norvegese di biathlon, e chiedemmo di Johannes Dale-Skjevdal, tra coloro con cui avevamo in programma un’intervista.
Mentre faceva colazione all’interno del Dolomiti Apart & Rooms, dove soggiornava con la sua squadra, il ventottenne era stato chiamato da sua moglie, allora incinta, per comunicargli che avrebbe partorito a breve, con quasi tre settimane d’anticipo rispetto alle previsioni.
Allora Dale aveva lasciato di corsa l’hotel per recarsi immediatamente a Lillehammer per stare vicino a sua moglie e assistere alla nascita del piccolo Jon. Una vera e propria avventura che il forte biatleta norvegese ci racconta ora con il sorriso, mentre rilassato parla a Fondo Italia al termine del Loop One a Monaco di Baviera.
«Diciamo che era stata una piccola sorpresa – racconta Dale parlando di quella particolare giornata – ovviamente poteva essere comunque possibile che mia moglie partorisse mentre ero in raduno a Lavazè. Ma è comunque successo con tre settimane d’anticipo rispetto ai tempi. Quel giorno ho ricevuto una telefonata da lei, mentre stavo facendo colazione. Li mi sono subito detto che era il momento di andare a casa e farlo anche velocemente».
Una corsa contro il tempo per stare vicino alla sua metà in un momento così importante della loro vita: «Sono saltato in macchina con uno degli allenatori e nel frattempo ho prenotato il primo volo per casa. Sono arrivato giusto in tempo. Appena venticinque minuti dopo che ho messo piede dentro casa, siamo dovuti andare in ospedale. Alla fine il piccolo è nato la notte successiva. Quindi è stato tutto veloce, un po’ al limite, sembrava quasi di essere in un film».
Un’emozione unica per il norvegese. «È stato un momento speciale, credo sia stata l’esperienza più folle che abbia mai vissuto nella mia vita. Sono davvero felice di avercela fatta e aver potuto assistere al parto».
Ora Johannes Dale-Skjevdal si trova a gestire una situazione per lui nuova, quella del professionista papà che deve stare spesso lontano da casa. «Ovviamente le cose sono cambiate. Soltanto adesso, proprio a Lavazè, ho partecipato al mio primo raduno dopo la nascita di mio figlio. È qualcosa di diverso rispetto al passato, perché mi manca davvero tanto stare casa. La vita adesso ha acquisito un significato diverso. Ovviamente il biathlon è ancora una delle mie grandi passioni, ma è in seconda fila. Ma credo che alla fine questo possa aiutarmi anche nello sport, ad avere un approccio diverso. La vita sicuramente è migliore oggi».
Per anni in squadra Dale-Skjevdal ha avuto l’esempio prima di Johannes e poi di Tarjei Bø, entrambi papà. Ha chiesto loro consiglio?
«Non ho ancora parlato con Johannes e Tarjei di persona – ha ammesso sorridendo – ma dovrei incontrarli questa settimana, quindi potrei chiedere loro qualche consiglio. Sono rimasto davvero molto colpito dal modo in cui loro hanno gestito l’equilibrio tra la vita in famiglia e quella da atleti professionisti. Ora che lo sto sperimentando per la prima volta, posso dire che è sicuramente complicato. Sono impressionato che siano riusciti a stare così tanto lontano dalle famiglie, quindi devo assolutamente chiedere qualche consiglio».
Nel frattempo, Dale-Skjevdal sta preparando comunque con grande attenzione una stagione per lui importante, dopo le difficoltà avute lo scorso anno. Le cose sembrano andare bene e il ventottenne è molto fiducioso.
«Mi sento in ottima forma e anche al tiro ho avuto delle buone sensazioni per tutta l’estate. Quindi sono abbastanza soddisfatto del punto in cui mi trovo e penso che da tanti anni non mi sentivo così bene in questo periodo della preparazione. Sono davvero fiducioso e non vedo l’ora che parta la stagione».
L’obiettivo è ovviamente uno: «La qualificazione olimpica. Come ben sapete è sempre difficile per noi norvegesi entrare a far parte della squadra olimpica, perché c’è davvero tanta concorrenza e tutti sono altamente competitivi. Diciamo che la qualificazione è la parte più difficile, poi una volta raggiunto potrò concentrarmi sulle gare. Ovviamente l’obiettivo ad Anterselva è sempre la medaglia, anche perché sono consapevole che quando sono in forma, il mio livello è da medaglia».
Inoltre Dale apprezza molto la pista di Anterselva: «Si, è un tracciato che si adatta molto alle mie caratteristiche. Innazitutto perché mi trovo bene in quota, poi perché si fa abbastanza velocità, cosa che mi esalta molto sugli sci. Inoltre, fatemi dire, che Anterselva è uno dei luoghi più belli della Coppa del Mondo. Davvero, spero proprio di essere lì».
Dale-Skjevdal è ancora alla ricerca dell’esordio olimpico, non avendo partecipato ai Giochi di Pechino 2022. Il norvegese ammette che sarebbe ben felice di farlo nell’Olimpiade italiana, dove ci si aspetta un ambiente diverso rispetto alle edizioni più recenti delle Olimpiadi Invernali.
«Penso che fosse arrivato il momento che le Olimpiadi Invernali tornassero in Europa, dopo diverse edizioni in nazioni dove le nostre discipline non sono molto seguite e tanti spettatori forse nemmeno sapevano cosa fosse il biathlon. Sarà bello anche per noi atleti, perché ha sempre fatto un effetto particolare vedere più spettatori nelle gare di Coppa del Mondo che in quelle olimpiche. Ora finalmente ritroveremo il pubblico delle grande occasioni anche ai Giochi».