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Combinata , Milano-Cortina 2026 , Salto , Sci di fondo

La FIS dà il suo no al ritorno di russi e bielorussi: le reazioni del mondo dello sci. E la Russia si prepara a fare ricorso.

Photo Credits: ROC/Instagram

Nella tarda serata di ieri è arrivato il tanto atteso verdetto negativo in merito alla questione sul ritorno degli atleti russi e bielorussi alle gare internazionali FIS con l’obiettivo di conquistare la qualificazione per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, a seguito dell’apertura del CIO agli atleti AIN (Atleti Individuali Neutrali, ndr) alla stregua di quanto fatto per Parigi 2024.

Come è facile intuire, il mondo dello sci si è diviso in due schieramenti. Da un lato, i Paesi europei, capitanati dal blocco scandinavo, che strenui sostenitori dell’estromissione di Russia e Bielorussia, e dall’altro i russi, che avrebbero chiaramente voluto ritrovare la via delle competizioni internazionali, con gli atleti messi a dura prova da 4 anni di gare interne e i dirigenti che ne fanno una questione politica.

Conferma la grande divergenza sul tema anche Karin Mattsson, rappresentante della Svezia presso il Consiglio FIS, che a Expressen non nasconde soddisfazione per l’esito della giornata: “Sono sollevata e allo stesso tempo un po’ orgogliosa che il Consiglio abbia preso questa decisione. Non è un segreto che ci siano opinioni diverse, ma credo davvero che ne abbiamo discusso da tutte le prospettive. In Svezia e in altri paesi la questione non è difficile, ma altri la considerano più complessa.”

Tra gli atleti, già nei primi minuti dall’uscita della notizia, Klaebo aveva espresso un parere favorevole per la decisione, ribadendo che l’unica condizione per un rientro degli “acerrimi rivali” della Russia sarebbe la fine delle ostilità con l’Ucraina. Gli fa eco Calle Halfvarsson, che alla tv svedese dichiara: “Resto fermo sulla mia posizione: finché c’è la guerra, le porte devono rimanere chiuse. Nulla è cambiato, la guerra è ancora in corso. Quindi tutto ciò che è successo da quando è scoppiata la guerra dovrebbe essere lo stesso ora. Capisco che si voglia il meglio per gli sci e che si voglia avere tutte le nazioni in gara, ma qui si parla di guerra e non è cambiato nulla. “ Al contempo il 36enne esprime la sua comprensione per gli atleti che non hanno mai appoggiato le politiche del governo russo: “Capisco perfettamente che molti non hanno nulla a che fare con la guerra. A livello sportivo è ingiusto che a molte persone non venga permesso di gareggiare, ma penso che si debba essere molto severi in queste situazioni. Non si dovrebbe poter fare una guerra senza avere conseguenze.”

La Federazione Russa di Sci è, come si può intuire, delusa dalla decisione della FIS di persistere nel divieto per gli atleti russi di partecipare alle competizioni internazionali, impedendo loro di prendere parte alla Coppa del Mondo e quindi di provare a strappare un pass per le Olimpiadi del prossimo inverno.

“La Federazione russa di sci esprime profonda delusione per la decisione odierna del Consiglio della FIS di continuare a negare agli atleti russi il diritto di partecipare alle competizioni internazionali, anche come atleti neutrali (AIN)” fanno sapere in un comunicato “Questa decisione conferma la politica discriminatoria nei confronti dei nostri atleti, che contraddice il principio fondamentale della neutralità politica sancito dallo statuto della FIS “.

In un’intervista rilasciata al quotidiano russo Championat, l’allenatore della squadra russa di sci di fondo, Yuri Borodavko, ha rilasciato dichiarazioni nette – e certamente divisive – sui motivi che hanno portato a questa decisione, tradendo aspettative positive dalla riunione di ieri.

“(Ci aspettavamo) quantomeno che un certo numero di persone potesse partecipare. Un uomo e una donna. Ma i norvegesi hanno adottato una linea dura. Arrivando addirittura al boicottaggio se i russi avessero gareggiato. Svedesi, finlandesi e francesi si sono uniti a loro. Hanno sostenuto che se i russi avessero gareggiato alle Olimpiadi, questi Paesi avrebbero boicottato. Ecco perché la FIS ha preso una dura decisione contro la Russia.”

Ancor più severa la fondista Veronika Stepanova, che fin dall’inizio del conflitto ha sempre sostenuto Putin e la politica del proprio Paese. Interpellata dai media svedesi, come nel suo stile, non ha avuto freni nel dire ciò che pensa: “È tutto molto semplice. Vladimir Putin è il mio presidente e il mio Paese ha sempre ragione. Se questo è il motivo per cui alcune persone losche e anonime non mi permettono di competere a livello internazionale, allora è un prezzo che sono pronta a pagare. Se mai li incontrassi, vorrei dire questo: state bandendo me e i miei compagni di squadra a causa delle nostre convinzioni politiche. Poi dovreste bandire gli israeliani e gli americani che sostengono Trump. È questo il vostro sistema: liquidare chi la pensa diversamente.”

Finora, si sono qualificati per i Giochi solo i pattinatori artistici Adelia Petrosyan e Petr Gumennik, lo scialpinista Nikita Filippov e gli atleti di short track e pattinaggio di velocità. A breve potrebbero aggiungersi anche atleti del bob e dello skeleton, ma anche per le discipline del budello la situazione è ancora in bilico.

Per lo sci, a questo punto, si dovrà guardare alle Olimpiadi 2030 anche se la Federazione russa, nella nota pubblicata sul proprio sito, lascia intendere che si tratta di una battaglia che non è disposta a perdere senza combattere ed è pronta ad usare “tutti i mezzi” per far ribaltare la decisione, promettendo di presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), anche se le tempistiche potrebbero non essere sufficientemente brevi per poterne ricavare qualcosa, anche in caso di verdetto favorevole.

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