Home > Notizie
Biathlon

Biathlon – “Falsi professionisti e stress”: la bomba di Campbell Wright al podcast Skirious Problems

Foto Credits: Dmytro Yevenko

Il podcast “Skirious Problems”, condotto dal fondista austriaco Mika Vermeulen e dal “collega” britannico James Clugnet, fin dagli albori è sempre stato culla per discussioni scomode sul mondo dello sci di fondo – e in generale sulle discipline invernali – affrontando a viso aperto questioni spinose e creando talvolta polemiche.

E ha confermato questa tendenza anche nell’appuntamento del 15 ottobre, quando ai loro microfoni il duo ha ospitato il biathleta neozelandese – che rappresenta da due stagioni i colori degli Stati Uniti – Campbell Wright, con cui hanno certamente trovato terreno fertile per una chiacchierata a cuore aperto, tra temi più leggeri ma senza risparmiarsi su quelli più impegnativi.

Partendo da una dichiarazione fatta da Wright già in passato in un altro podcast, Vermeulen chiede a Wright cosa intenda quando parla di “falsa professionalità”.

“C’è falsa professionalità è quando si pensa di poter fare i duri un’ora prima della competizione e credono che questo permetterà loro di ottenere prestazioni migliori. O che se ti concedi una risata prima della gara non la stai prendendo seriamente. Come quelli che non fanno mai dry shooting e poi la sera prima della gara lo fanno perché serve a fare bene. È come se facessi l’1% dimenticando di fare il 99% precedente.”

Anche se i due presentatori spingono il biathleta a fare nomi, nel tipico stile provocatorio della serie, il 23enne non si sbottona, anche se ammette che molti europei rientrano del prototipo di finti professionisti: “Probabilmente il 50% di atleti di Coppa del Mondo rientra in questa categoria. Alcuni sono così concentrati sulla competizione che iniziano a vomitare e smettono di parlare con gli altri. E quando queste persone poi vincono delle medaglie, gli allenatori dicono di prenderli come riferimento e a quel punto gli atleti emergenti seguono quel modello e iniziano a fare bene. Quando questo accade, a volte mi chiedo: è davvero un bene entrare in questo circuito? Davvero hai buone prestazioni se sei così serio e stressato o te lo hanno solo inculcato da quando eri giovanissimo? Io sfido questa idea e cerco di godermela un po’”.

Queste dichiarazioni hanno suscitato reazioni all’interno della biathlon family. Il norvegese Isak Frey, secondo al Loop One Festival di Monaco di domenica scorsa, intervistato da NRK, sostiene che “ognuno ha il proprio modo di prepararsi […] Forse lui è semplicemente più estroverso prima della partenza, mentre io ho sempre preferito isolarmi nel mio mondo”.

Un’opinione condivisa anche dal francese Fabien Claude: “Prima di una gara, sono uno di quelli che si concentrano su se stessi. Non sono arrabbiato con gli altri, ma sono concentrato su me stesso. Siamo tutti diversi e bisogna rispettarlo. Se vuoi parlare, puoi farlo. Non c’è nessuna regola scritta che lo vieti. Ciò che conta di più per me è il fair play.”

Tra i sostenitori dell’americano c’è invece il numero uno al mondo, Sturla Holm Lægreid, che ammette che molti “non osano godersi il momento. Pensano che questo li renderà meno performanti, ma si può essere un po’ giocosi appena prima della partenza e comunque fare una buona gara”.

Share:

Ti potrebbe interessare