All’inizio di questa settimana, la United States Ski Association ha annunciato l’avvio di una partnership con l’esercito americano, che diventa pat
“L’esercito americano diventa il partner di difesa ufficiale di US Ski & Snowboard, onorando l’eccezionale eredità della 10a Divisione da Montagna, che ha gettato le basi per la moderna industria americana dello sci e dello snowboard. Questa è la prima partnership tra US Ski & Snowboard e le forze armate” scrive la federazione statunitense in un comunicato .
Una notizia che, alla luce degli ultimi fatti di politica sportiva (l’opposizione del ritorno di russi e bielorussi alle competizioni internazionali FIS) fa certamente discutere. In molte Nazioni, tra cui l’Italia, il contributo delle forze armate allo sport è fondamentale per permettere agli atleti un supporto economico e logistico nel loro percorso agonistico, tuttavia, la sponsorizzazione dell’esercito americano, si esprimerà si con investimento che con la presenza dei militari durante le gare di Coppa del mondo di sci alpino e di sci di fondo che si terranno negli Stati Uniti questa stagione. Agli atleti, inoltre, sarà richiesto di indossare un distintivo dell’Esercito americano/10th Mountain Division sulle loro divise.
Una notizia che è quasi riuscita a mettere d’accordo, seppur per motivi diversi, i due rivali storici delle discipline invernali, la Russia e la Norvegia.
Da un lato il gigante Euroasiatico parla di “doppi standard”, dal momento che gli stretti legami con l’esercito sarebbero tra i motivi dell’esclusione dei suoi atleti, come commenta il giornale russo Championat; basti pensare ad Alexander Bolshunov, capitano della Guardia Nazionale.
Dall’altro la Norvegia dove il giornalista Jan Petter Saltvedt, commentatore sportivo per NRK, pur non d’accordo con le affermazioni russe, preferirebbe che lo sport rimanesse lontano dall’ambito militare “perché l’effetto simbolico” spiega “in questi tempi, è comunque problematico”.
“Vorrei sapere cosa pensa Jessie Diggins del fatto di essere associata all’esercito americano. Perché mai, in un momento in cui l’esercito viene schierato nelle strade delle città americane, si dovrebbe iniziare a portare questo caos anche nello sport?” continua Saltvedt “Iniziare a mettere simboli militari sulle divise mi sembra che dia associazioni completamente sbagliate. Penso che sia un peccato.”
Il commentatore non risparmia neanche la Nazionale norvegese, che nel salto con gli sci femminile ha attivato una partnership con Nammo, azienda finnico-norvegese di difesa e aerospazio specializzata nella produzione di munizioni, motori a razzo e applicazioni spaziali. “Le nostre saltatrici hanno letteralmente una pallottola Nammo in fronte. Non è un caso che sia l’esercito che l’industria delle armi vogliano essere associati allo sport, e in questo caso bisognerebbe dire di no.”
Il problema, in definitiva, non sarebbe il supporto agli atleti, che come detto non è una novità, ma il fatto che sia una sponsorizzazione dell’interna squadra nazionale, in particolare quella degli Stati Uniti: “Lì è sponsorizzata da qualcosa che non si chiama più Dipartimento della difesa, ma Dipartimento della guerra. Qualcuno avrebbe dovuto dire basta, ma è evidente che nessuno è interessato a farlo”.
