“Quest’anno sono partito con maggiore tranquillità, lavorando con il giusto entusiasmo e maggiore concretezza, senza farmi prendere dalla voglia di spaccare mondo, perché se poi i risultati non arrivano allora con la testa si rischia anche di rovinare la preparazione”.
Intelligente, riflessivo, ma sempre motivato e, anche dopo un anno difficile come quello passato, sicuro dei propri mezzi. Aksel Artusi ha vissuto un primo anno senior molto difficile, nel quale si è trovato lontano dalle posizioni che sperava, soprattutto dopo un’ultima stagione da junior nella quale, nonostante la mononucleosi, era riuscito a vincere addirittura un argento individuale ai Mondiali di categoria.
«Forte degli ottimi risultati ottenuti alla mia ultima stagione juniores, ho affrontato la mia prima stagione da senior pensando che avrei trovato un contesto più difficile, ma nulla che avrebbe potuto crearmi troppi problemi – ha detto Artusi a Fondo Italia – invece ho capito sulla mia pelle che il mondo senior è completamente diverso. Da junior, anche se hai problemi fisici e non sei al meglio puoi comunque svoltare la tua stagione, come successo a me quando ho avuto la mononucleosi. Da senior non puoi permettertelo, magari pensi di poterti mettere al pari con gli altri, provi a inseguire ma lo fai invano se non sei al top della condizione. Ho dovuto accettare la cosa».
Insomma, in un primo momento avevi pensato fosse meno difficile il salto di categoria.
«Forse anche perché avevo raggiunto una forma fisica abbastanza buona già a fine estate. Mi viene in mente la sprint a Forni Avoltri, quella di Oberhof e anche il GP Sportful. Erano andate bene anche le prime gare, sia a Santa Caterina che la sprint di FESA Cup a Slingia dove ero arrivato quinto. Pensavo di essere a posto, che fossi già a un buon livello e avrei solo dovuto fare maggiore esperienza e migliorare la condizione per sperare in qualcosa di grande. Poi sono arrivati i problemi fisici e ho capito che a questo livello, al fisico è chiesto qualcosa in più e il mio errore è stato cercare qualcosa che in quel momento non potevo dare».
Che estate è stata?
«Di ricostruzione. Ho cercato di ripartire dalle cose positive della passata stagione, come i miglioramenti fatti dal punto di vista tecnico. Cerco poi di stare con i piedi per terra e centrare l’obiettivo di ogni allenamento. Arrivo alla fase finale della preparazione in una condizione fisica più bassa rispetto allo scorso anno, ma è anche quello che ho cercato perché la stagione è lunga. Ora devo solo proseguire il mio lavoro per essere pronto alle prime gare. So come ho lavorato e se tutto va secondo i piani, mi troverò a Santa Caterina a giocarmi le mie carte e ritornare a essere quello che sono sempre stato».
Come ti trovi nel gruppo Milano Cortina di quest’anno, formato da voi giovani e alcuni atleti molto esperti?
«Devo dire che Moce (Mocellini, ndr), Dadà (Romano, ndr) e Jack (Gabrielli, ndr) con la loro esperienza sono di grande aiuto e sono anche molto bravi a fare gruppo. La loro presenza ha ulteriormente elevato questo gruppo, l’ha unito ulteriormente. Ci troviamo bene assieme, anche fuori dall’allenamento, quando si tende a stare comunque assieme. Questo ci dà anche la possibilità di lavorare con una maggiore serenità».
Hai lavorato su qualche aspetto particolare?
«Ho curato tanto l’aspetto dell’alimentazione, iniziando un percorso con Pietro Blumetti, nutrizionista della squadra. Ho già notato dei miglioramenti anche nell’allenamento. È un bel passo avanti. Ho cercato poi di curare molto il ritmo di allenamento, concentrami bene nell’eseguire il lavoro nel modo giusto. Poi ho provato a fare maggiore attenzione a tanti particolari che fanno la differenza e diventare un atleta più maturo. In questo la presenza di atleti più esperti mi sta dando una grande mano, perché posso vedere come sono impostati, gestiscono le energie e lavorano durante le sedute. Mi sono reso conto che a differenza di quanto pensassi, dovevo ancora fare dei passi avanti. Per questo è importante avere degli atleti più grandi che ti danno un punto di riferimento. Atleti come Romano e Gabrielli sono la prova che con perseveranza, tranquillità e serietà, se hai qualità alla fine vieni ripagato. Tutti i giorni dimostrano di essere atleti di livello. Lo stesso lo vedi da Mocellini, che appena tornato dall’infortunio fa subito la differenza. Sono atleti che danno quel qualcosa in più al gruppo ad ogni uscita di allenamento».
A questo punto qual è il tuo obiettivo principale per la prossima stagione?
«La prima cosa è stare bene fisicamente, cosa che mi è completamente mancata lo scorso anno. Voglio tornare a fare quella fatica bella in gara, quando senti che il fisico c’è, risponde e lavora. Ne ho già avuto qualche conferma in queste prime uscite. In termini di risultati, gli obiettivi sono sempre gli stessi, cercare di essere lì a giocarsi qualsiasi gara disposizione, a partire dalle prime della stagione. Prima ancora dei risultati, l’obiettivo è però ricostruire la convinzione e la sicurezza di prima. Quindi voglio prima di tutto vedere come il fisico risponde, recuperare anche benessere e tranquillità dal punto di vista mentale. Poi sapete come sono fatto, sono sempre sicuro dei miei mezzi e sono convinto che una volta ritrovati posso puntare molto in alto».
