Lo scorso febbraio, Emma Ribom si presentava ai Campionati del Mondo di Trondheim con grandi speranze: da vice campionessa in carica della sprint di Planica 2023, puntava dritta al podio: non la più veloce in qualifica, ma l’11esimo tempo offriva buone speranze. Tuttavia, la sua gara si ferma ai quarti di finale, vittima di una fibrillazione cardiaca. Passato lo spavento iniziale, ha presto voltato pagina con l’oro nella staffetta iridata con la Svezia.
Al termine della stagione, però, la fondista di Kalix ha voluto naturalmente approfondire l’episodio, ricevendo tutte le rassicurazioni del caso per poter prendere parte alla prossima stagione senza preoccupazioni.
“Non ci penso. Ho ricevuto un valido aiuto. Potrebbe sicuramente succedere di nuovo, ma non ho paura” ha detto la 27enne all’agenzia stampa svedese TT. “Può succedere agli atleti quando mettono a dura prova il proprio corpo” ha proseguito, senza entrare troppo nei dettagli quando le viene chiesto quale fosse il responso degli accertamenti “e poi penso che terrò un po’ di cose per me.”
Ribom non è la prima atleta invernale ad avere questo problema: andando indietro nel tempo, già Charlotte Kalla ha sofferto di fibrillazione atriale nella gara inaugurale della Coppa del Mondo a Ruka nel 2016, mentre a Jörgen Brink è accaduto nella tappa finale della Coppa del Mondo in Val di Fiemme nel 2003. In tempi più recenti, norvegesi come Simen Hegstad Krüger, Erik Valnes e la biatleta Ingrid Tandrevold hanno vissuto la stessa esperienza.
E sono tutti pronti, come Ribom, a fare delle Olimpiadi il grande obiettivo per il prossimo inverno: “Ci sono stati alcuni ostacoli lungo il cammino, ma nel complesso sono incredibilmente soddisfatta del lavoro svolto in estate e in autunno”.


