Un’abitudine mai persa da Federico Pellegrino, quella di annotarsi sulle note del telefono pensieri, progetti, riflessioni. Come quella volta in cui, proprio a partire da un piano d’azione dettagliato consegnato alla memoria del proprio cellulare, Pellegrino aveva costruito l’epica vittoria nella sprint di Davos a dicembre 2022. Ora, quando l’ultima concitata stagione della sua vita da atleta si prepara a prendere il via, il fondista azzurro si prende il tempo per condividere con il pubblico alcune riflessioni finora custodite in quella preziosa agenda di fortuna.
Lo fa riportando lo sguardo sulla stagione da pochi mesi conclusa, dalla quale sono arrivate per lui immense soddisfazioni, culminate con la conquista della medaglia d’argento nella sprint dei Mondiali di Trondheim. Nel flusso di coscienza di Pellegrino, a ricorrere in maniera costante è la parola “soddisfazione”, a riconferma di come il morale sia alto e la convinzione dei propri non venga meno al termine di un’ennesima grande stagione. Alla soddisfazione l’azzurro affianca tuttavia un altro sentimento, quello dello stupore. Stupore per essere diventato il più anziano vincitore di una medaglia sprint ai Mondiali e stupore per la gestione estremamente oculata delle energie durante il corso dell’inverno.
Tutte sensazioni che di certo fanno ben sperare all’attacco della preparazione verso le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, che per il poliziotto valdostano costituiranno la tappa finale di una carriera lunga oltre 15 anni. Sicuramente una certezza c’è: Pellegrino sta già prendendo appunti verso l’inverno. Sulle note del suo telefono.
Di seguito, le riflessioni pubblicate da Pellegrino sui social:
«La stagione 24/25 è iniziata come una grande rincorsa verso la fine della prossima: l’ultima.
Sembra strano, lo so, ma se mi conoscete un po’ sapete quanto ci tengo a pianificare le cose, a programmare il più possibile, a “mettere giù” IL miglior piano A in modo che ciò che poi accadrà sarà UN migliore piano B o C o D…
Sono un tipo metodico e schematico, mi piace la precisione. E, come faccio ormai da una decina d’anni, anche quando ho deciso che la mia carriera finirà dopo i Giochi Olimpici in Italia, la mia mente sta programmando tutto come una corsa a tappe, a partire dall’inizio della passata stagione, la penultima della mia carriera, e ora che sono arrivato in fondo a questa prima grande tappa verso i cinque cerchi, sono soddisfatto e stupito.
Non mi capita più tanto spesso di stupirmi nel mio lavoro, ma non esiste niente di più bello, soprattutto alla mia età, soprattutto dopo tanti anni con gli sci ai piedi, alla fine della sedicesima stagione di Coppa del Mondo. Sono soddisfatto perché le scelte che ho fatto e sto facendo stanno pagando, e mi danno fiducia per il prossimo futuro. E sono stupito, perché quest’anno ho raggiunto anche più di ciò che mi ero prefissato.
Era difficile immaginarla così come è andata questa stagione, quella del mio ultimo mondiale, in Norvegia, l’”evento del decennio” come a Trondheim lo definiscono, davanti centinaia di migliaia di spettatori in loco, corso da protagonista con un’altra medaglia al collo e altre per poco sfiorate. O con i podi e le tante prestazioni mai sperate, ma sofferte e godute da novembre a marzo, per finire ai piedi del podio della costanza: la Coppa del Mondo Generale.
Soddisfatto e stupito. Emozioni condivise con le tante persone con le quali sto condividendo questo viaggio e che come sempre ringrazio. Emozioni che voglio tenere dentro di me per i prossimi mesi, come energia pronta per quello che verrà, il mio GRAN FINALE».