In Francia non si placano le polemiche e le proteste per i Giochi Olimpici 2030, nonostante sia passato quasi un anno dalla loro assegnazione. Un gruppo di cittadini, abitanti delle Alpi Francesi che ospiteranno le gare a cinque cerchi tra circa cinque anni, ha contattato un organismo di monitoraggio delle Nazioni Unite (ONU) e il tribunale amministrativo per esprimere le proprie preoccupazioni. Da mesi, infatti, chiedono al comitato organizzatore e alle autorità pubbliche di avviare un dibattito sul mega-evento in programma nei propri territori, che richiederà un innevamento importante e la costruzione di strutture di accoglienza, preoccupati dell’impatto che i Giochi invernali avranno sull’ecosistema montano in un momento in cui essi vengono già messi in pericolo dal riscaldamento globale.
Richieste però passate finora inascoltate e che hanno indotto il collettivo a muoversi e impugnare il contratto di hosting per i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2030 presso il Tribunale Amministrativo di Lione oltre ad un ricorso presentato al Comitato di Aarhus delle Nazioni Unite, che vigila sull’applicazione delle disposizioni dell’omonima Convenzione di Aarhus, che mira a coinvolgere i cittadini nelle decisioni relative ai grandi progetti. Secondo gli oppositori dei Giochi, questa situazione ne viola i principi. “Noteranno le carenze e formuleranno delle raccomandazioni. La Francia probabilmente riceverà una bella lezione, come ogni volta che non rispetta le normative internazionali” ha spiegato Delphine Larat a Le Monde, avvocata e membro del collettivo di cittadini JOP 2030.
In particolare, il gruppo contesta la realizzazione di strutture come il villaggio olimpico di Briançon e la nuova pista di pattinaggio su ghiaccio di Nizza che, per essere realizzata “nei tempi previsti, necessita una legge speciale che deregoli la pianificazione urbana e il diritto ambientale” prosegue Larat; questo disegno di legge olimpico sarà presentato al Senato il 24 giugno, benché il Consiglio nazionale di valutazione degli standard abbia già espresso parere sfavorevole il 29 aprile scorso.
Infine, gli oppositori delle prossime Olimpiadi transalpine denunciano anche gli impegni finanziari assunti dallo Stato, pari a 500 milioni di euro in caso di annullamento dell’evento. La loro richiesta al tribunale amministrativo parla di un importo “sproporzionato”, che “supera di gran lunga le somme e gli impegni assunti da chiunque in base al diritto civile e commerciale”.