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Biathlon , Paralimpici

Para Biathlon – Isabell Valen, l’atleta che ha dato una svolta storica alle discipline nordiche norvegesi: “Voglio andare il più lontano possibile”

Photo Credits: Norges Skiskytterforbund

Solo qualche giorno fa, Fondo Italia raccontava della collaborazione tra il Team privato norvegese Aker Daehlie, specializzato nelle lunghe distanze ma sempre più intenzionato ad espandere i propri orizzonti, e la Federazione Norvegese di Biathlon, al fine di permettere all’atleta paralimpica Isabell Valen di lavorare al meglio in questo progetto di para biathlon continuando a migliorarsi nel fondo nella propria squadra, pur sotto l’egida della Federazione. Si tratta di una svolta storica e non solo per la nascita della nazionale di para biathlon, ma anche perché una squadra privata per la prima volta collabora a stretto contatto con un team privato.

Conosciamo ora meglio la diretta interessata, la 31enne para fondista e ora anche para biathleta di Bodo, che verrà seguita dalla sua ex compagna di club e ora allenatrice, Hanne Kråkstad Johansen, sorella della biathleta Marthe membro della nazionale norvegese con all’attivo diversi podi in IBU Cup lo scorso inverno.

Ma partiamo con ordine: nata nel 1994, a Valen è nata diagnosticata una paralisi cerebrale infantile (PCI) congenita relativamente presto: questo disturbo, persistente, ma non progressivo, compromette la capacità di una persona di controllare i movimenti e la postura. “Ho subito una lesione cerebrale quando avevo 3 anni e mezzo. Tra le altre cose, ho dovuto reimparare molte cose, come camminare. E ho il ricordo di poter correre, per esempio, il che è molto strano quando la memoria ricorda come fare qualcosa, ma poi il corpo non riesce a fare quello che gli si chiede.” ha spiegato in occasione di un’intervista rilasciata ai media della Norges Skiskytterforbund (Federazione Norvegese di biathlon).

Da quel momento, l’allenamento è stato parte integrante della sua vita e della sua terapia per prevenire traumi o incidenti, un’attenzione fondamentale per arrivare al punto dove si trova oggi. La prima coach, spiega, è stata sua madre, che ha impostato per lei esercizi ed allenamenti: “Mia madre mi “allenava a stare sveglia”, perché volevo solo dormire. Dovevo esercitarmi a tenere in mano un bicchiere e ad allacciare i lacci delle scarpe. Molte persone con disabilità conoscono bene la necessità degli atleti di alto livello di organizzare la vita quotidiana, ma per noi l’attenzione è diversa e non si limita all’allenamento, al recupero e a un’alimentazione adeguata”.

Attenzione però! Questo non significa che le energie sono infinite.

“Ho un’elevata capacità di allenamento, ma sono anche incline alla fatica e mi stanco facilmente. Quindi la gente non deve pensare che io abbia tante risorse per fare tutto il resto. Non credo che potrei fare le cose nella vita in modo molto diverso, perché l’allenamento mi ha dato molto. Penso che utilizzando le risorse che abbiamo, ma che non sempre riusciamo a mostrare perché ci adattiamo ad uno stile di vita standard, un numero ancora maggiore di persone potrebbe essere coinvolto nello sport o nella vita lavorativa”.

Tornando sullo sport, Valen ricorda che il biathlon è parte della sua famiglia fin dall’infanzia, con due fratelli che prima di lei si erano avvicinati alla disciplina. “Ho due fratelli più piccoli che hanno iniziato prima di me. E non volevo far parte della “squadra del tifo”, volevo andare per conto mio. Così ho praticato il biathlon per molti anni.” Contro di lei, però, le sfide dettate dalla sua paralisi cerebrale: “Avevo bisogno di un allenamento più tecnico rispetto agli altri, e alla fine lo sci di fondo si è rivelato la cosa più semplice da portare avanti. Così ho accantonato il biathlon per un po’. Ma all’inizio sparavo abbastanza bene.”

L’obiettivo di questo progetto è sicuramente ambizioso e ben determinato: “Hanne (Kråkstad Johansen, sua allenatrice, ndr) mi ha detto che se vogliamo farlo dobbiamo impegnarci al massimo. Voglio andare il più lontano possibile con questo progetto. Ho già fatto delle ricerche sui requisiti per la partecipazione internazionale.”

Da atleta di para fondo, le sue prestazioni in quel fondamentale sono dunque sono buone, ma è nel tiro che invece ci sono ancora aspetti su cui lavorare per poter tornare ad essere ad un livello di competitività adeguato alle competizioni internazionali.

“Sarà emozionante capire se riuscirò a sistemare le piccole cose che dovrei essere in grado di fare. La corretta posizione di tiro, le routine e le ripetizioni, la pressione del grilletto – queste cose. Sento di aver sparato abbastanza bene in passato, quindi sono molto fiduciosa che ora con Hanne andrà tutto bene”, sorride Isabell.

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