A 25 anni, durante la scorsa stagione, Simon Kaiser ha fatto il suo debutto in Coppa del Mondo per la Germania. In una nazione con tanti talenti pronti ad emergere, dove soprattutto al femminile sono i giovanissimi talenti a stupire, vedere un debutto “tardivo” come il suo è inusuale. Ma inusuale è proprio l’aggettivo adatto per raccontare Il percorso di Kaiser nel biathlon: nato e cresciuto in Renania-Palatinato, un’area della Germania sud occidentale al confine con il Lussemburgo, dove gli sport invernali sono quasi assenti, ha dovuto lasciare casa molto presto e trasferirsi a Oberhof per inseguire il suo sogno.
“Provenendo dalla Renania-Palatinato, dove non c’è tanta neve, sognare di diventare un giorno una star del biathlon e partecipare a gare di Coppa del Mondo è una follia” ha raccontato in un’intervista a Biathlonworld “Quando ero un ragazzino guardavo il biathlon in TV e mi ispiravo molto ai miei idoli Ole Einar Bjoerndalen e Sven Fischer, ed è per questo che ho iniziato a praticare il biathlon.”
Quest’anno, però, dopo due ottime stagioni di IBU Cup, finalmente quel sogno è diventato finalmente realtà. “È stato pazzesco e proprio come l’avevo immaginato. La folla era impazzita. L’atmosfera era pazzesca. C’erano anche i miei genitori ed erano davvero felici di vedermi”.
Anche se nel massimo circuito i risultati forse non sono stati il massimo, il 25enne sta dimostrando che la forza di volontà può battere ogni difficoltà. “Quando avevo 14anni mi sono trasferito nel collegio di Oberhof. È stato molto difficile per me: nuova gente, nuovi amici, ho lasciato i miei genitori a casa e soprattutto nei fine settimana dovevo tornare a casa con il treno con un viaggio di 7 ore ogni weekend. All’inizio è stato molto difficile, ma poi ho incontrato nuovi amici e alla fine la situazione è diventata più tranquilla.”
Il giovane tedesco però non è solo un talento emergente, è il compagno di squadra che tutti vorrebbero: divertente, alla mano e sempre pronto a risollevare il morale con una battuta, un balletto caratteristico o della buona musica.
“È molto importante che ci sia sempre una buona atmosfera ed è qui che entro in gioco io, che cerco di fare qualche piccola battuta anche dopo la gara, dopo una brutta gara, e questo mi aiuta anche a dimenticare i risultati negativi. Quando siamo alle gare suono il pianoforte e la chitarra, a volte anche prima cerco di suonare un po’ perché così non si è troppo concentrati sulla competizione per tutta la mattina e ci si rilassa e a volte la sera diverte fare musica con i compagni” spiega, raccontando anche della sua signature move, una piccola coreografia imparata ai tempi della scuola e che, grazie alla giusta inquadratura al momento giusto è diventata ormai il suo marchio di fabbrica, diventando – come si dice oggi – virale “Eravamo in collegio con gli altri ragazzi e poi hanno fatto questo ballo perché a loro piace molto il gioco Fortnite. È un ballo famoso e ci siamo esercitati molto e sì, c’è stato un momento in Canada, quando ho visto la telecamera e ho pensato che era il momento di ballare e da quel momento è diventata la mia mossa preferita.”
Per la prossima stagione l’obiettivo è di aggiungere ancora qualche tassello alla sua crescita, in particolare al poligono. “Negli ultimi quattro anni direi che sono migliorato leggermente, anno dopo anno, e ho fatto dei piccoli miglioramenti, mentre al poligono è un po’ difficile per me, è più un saliscendi. Cerco di essere più costante e mi alleno molto per ottenere questa costanza, ma credo di essere in grado di tirare molto bene, l’ho dimostrato all’inizio della stagione e cerco di essere costante in questo buon tiro”.