Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, la carriera agonistica di Federico Pellegrino sta per volgere al termine, come già da lui annunciato ampiamente. Un percorso lungo e non sempre semplice che però lo ha reso uno dei più grandi italiani nella disciplina, capace di mettere finora al collo una doppia medaglia d’argento alle olimpiadi, prima a Pyeongchang 2018 e un’altra a Pechino 2022. A conclusione dell’ultimo quadriennio olimpico della sua carriera, i Giochi in casa saranno forse il premio e l’omaggio più importante, come racconta ai microfoni del fondista Matt C Smith “Countdown to Cortina”, che lo ha incontrato durante il raduno svedese della squadra azzurra a Torsby nelle scorse settimane.
L’obiettivo di Pellegrino per le gare a cinque cerchi si svolgeranno in Val di Fiemme per il fondo, però, non è necessariamente quello di conquistare la medaglia del metallo più importante che manca al suo palmares ma, come spesso accade con il valdostano delle Fiamme Oro, mira al bene maggiore e al lavoro di squadra, anche in ottica futura, quando non sarà più parte del team.
“L’obiettivo di questo viaggio e degli ultimi quattro anni verso i Giochi Olimpici non è quello di raggiungere la medaglia per me, ma che l’Italia sia sul podio nel Team Event e non importa se io farà parte di quella squadra. Quindi sto spingendo tanto i miei compagni di squadra e tutto il sistema affinché migliori per il suo livello medio in modo da poter avere più possibilità di raggiungere quell’obiettivo importantissimo”
Una medaglia in staffetta che è stata sognata e sfiorata già a Trondheim, quando il quartetto azzurro ha fatto davvero sognare i tifosi incollati agli schermi, nonostante il cedimento nel finale. Fare quell’ultimo step che manca, in questi pochi mesi che mancano all’inizio dei Giochi non è poi così peregrino come sogno. Per Pellegrino, il valore di un risultato di squadra è nettamente diverso.
“Io sono stato sul podio già nel 2018 e nel 2022. So quanto sia importante per lo sport avere qualcuno di forte” continua il 35enne di Nus “Ma d’altro canto quando prendi una medaglia per la tua Nazione attrai le persone diversamente e hai la sensazione di far parte di una Nazione che lavora bene. Quindi non è solo Pellegrino ad essere forte e ad aver vinto la medaglia, ma tutta la disciplina funziona, la bandiera è sul podio.”
Come rappresentate degli atleti nel Consiglio Nazionale del CONI per il quadriennio 2025-2028., Pellegrino è anche vicino a tematiche sportive meno legate all’agonismo e più vicine alla “politica”. Quando Smith, parlando della legacy olimpica di Milano Cortina, chiede su cosa punta a lasciare l’olimpiade italiana alla società, l’azzurro ha le idee molto chiare, guardando ancora una volta ad una visione globale, che non riguarda solo i propri interessi: “L’eredità di Milano Cortina sarà su diversi campi, dalla società al gender gap, sul modo in cui gli atleti pensano al proprio futuro e alla transizione dalla carriera agonistica alla carriera lavorativa. Ma soprattutto è ciò che lasceremo alle venues di gara e cioè la possibilità di continuare ad ospitare grandi eventi con gli investimenti fatti, come accade a Lago di Tesero, Anterselva o Bormio, che hanno già ospitato grandi eventi, dalla Coppa del Mondo ai Mondiali e potranno continuare a farlo per almeno i prossimi 20 anni.”
Un’attitudine forte e sicura, quella del poliziotto valdostano, che viene anche dalla grande attenzione al mindset e al lavoro su di sé che non è solo fisico, come spiega nel corso dell’intervista e che condivide spesso, ancora una volta, con i più giovani. “La prima volta che ho fatto una chiacchierata con uno psicologo è stata veramente importante per me, mi ha detto ‘il tuo atteggiamento è ok, ora cerca di mettere le energie sui pensieri positivi e questo ha dato una spinta alla fiducia che avevo in me perché mi ha detto che se avessi mantenuto la stessa attitudine tutto quello che avrei fatto nella vita avrebbe funzionato. Se costruisci rapporti personali e al contempo lavori nel lato sportivo, nel modo in cui lo fai, funzionerà. Avere qualcuno che mi vedesse per com’ero è stato molto importante. Spesso i genitori di atleti giovanissimi mi chiedono come fare per mandare i figli da uno psicologo sportivo e io penso che a volte basti veramente poco per cambiare prestazioni, il miglior progresso che possiamo fare è essere persone felici. Ogni giorno svegliarsi con un piano e la sera andare a dormire soddisfatti di quanto è stato fatto. E ora per me lo sport non è fatto di vittorie di medaglie: dopo Pechino, non voglio più solo vincere medaglie. Voglio solo godermi quello che faccio, scoprire me stesso, il mio corpo e fare qualcosa di diverso.”