Lo sport di alto livello non è solo successi e medaglie. E’ anche lavoro, dedizione quotidiana, fatica e tanti tanti sacrifici. Non solo per gli atleti, ma anche per chi, come l’allenatore della squadra norvegese di combinata nordica Jan Schmid, lavora dietro le quinte e deve fare in modo che gli atleti possano esprimersi al meglio. Una situazione che, portata all’estremo, può portare a ripercussioni importanti a livello psico-fisico, al punto da raggiungere il cosiddetto stato di burnout, una situazione di stress cronico ed esaurimento emotivo non semplice da affrontare. E’ proprio questo il caso di Schmid, che nelle scorse ore ha svelato le grandi difficoltà affrontate sul finire della scorsa stagione.
Sulle colonne di NRK, si leggono infatti le parole dell’ex combinatista e campione del mondo di Seefeld 2019, il quale racconta i momenti di difficoltà legati allo stress, che lo hanno portato addirittura a congedarsi dal lavoro nel periodo più importante, quello dei Mondiali di Trondheim. “Chiamai il medico e glielo dissi. Elencai otto sintomi di burnout su dieci – ammette il norvegese -. Speravo di riuscire a continuare fino alla fine della stagione. Quando ho ricominciato dopo la pausa di Natale, ma ho capito che non avrebbe funzionato”.
Sintomi di stanchezza prolungata, tremori, ansia, sbalzi di temperatura e difficoltà a dormire: sono solo alcune delle manifestazioni del burnout da stress che Schmid si è trovato ad affrontare verso la metà della stagione scorsa: “C’erano un’ansia o uno stress cronico nel mio corpo di cui non riuscivo a liberarmi. Ti senti come se la tua testa si stesse stancando così tanto da non riuscire più a tenere il passo. Inizi a dimenticare le cose e a fare scelte sbagliate”.
Ecco perché, su indicazione del medico, la scelta è stata quella di chiedere un congedo per malattia, allontanandosi per qualche tempo dal lavoro e dalle pressioni quotidiane. Una decisione non semplice per il tecnico, che dovette così rinunciare ad accompagnare la squadra ai Mondiali di Trondheim, rimanendo confinato nel suo appartamento non lontano dall’Arena di Granåsen. “In quel momento andava tutto bene – ricorda Schmid -. È dura stare seduto a guardare, ma non avevo niente da fare lì“.
Infine, spazio a una sorta di appello a colleghi e sportivi in senso ampio, con il quale Schmid vuole sottolineare l’importanza dell’equilibrio mentale sul lavoro e la necessità di parlarne quando questo dovesse venire a mancare: “Penso sia del tutto naturale. Mi sono agitato un po’. Credo che sia successo a molti. Non vedo alcun motivo per cui non dovrei raccontarlo. Immagino che succeda anche ad altri. È come ammalarsi, anche in quel caso bisogna tirare il freno a mano”.
Tornato già da qualche mese al lavoro, con nuove accortezze messe in pratica dal direttore del settore della combinata Ivar Stuan, Schmid ora sta meglio e guarda con maggiore positività al futuro: “Ora va molto meglio. L’unica cosa che sono curioso di vedere è se riesco a tollerare meno stress. Lo sento un po’. Cercherò di riprendermi gradualmente invece di correre e prendermi troppe responsabilità in troppo poco tempo. I risultati a Trondheim senza di me? È stato bello vedere che alla fine è andato tutto bene e che gli altri hanno fatto un ottimo lavoro. Dimostra che il gruppo che abbiamo è molto valido”.