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Sci di fondo

Sci di fondo – Giacomo Gabrielli: “Felice di essermi meritato la nazionale. Le Olimpiadi? Darò tutto per provarci, non voglio rimpianti”

Foto credits Newspower.it

Dopo più di cinque anni, Giacomo Gabrielli ha ritrovato la nazionale azzurra. Prima di questa estate, il trentino del Centro Sportivo Esercito non era mai riuscito ad entrare in squadra da quando era uscito dalla categoria Under 23.

“Jack”, come viene soprannominato, si è guadagnato il posto a suon di risultati, col merito di non essersi mai arreso. Gli ultimi cinque anni passati ad allenarsi con la squadra di sede del Centro Sportivo Esercito, sempre chiamato a sfruttare ogni occasione per cercare di entrare in FESA Cup e da lì ancora cogliere l’attimo per un posto in Coppa del Mondo.

Per anni, però, una volta in Coppa del Mondo, forse per la troppa tensione, ecco che Gabrielli non riusciva a confermarsi, a superare quello scoglio della qualificazione diventato ormai tabù. Le cose sono però cambiate nel tempo e lo scorso anno il fiemmese è stato autore di ottime prestazioni, riuscendo anche a sfiorare la semifinale sia a Cogne che soprattutto nella sua Val di Fiemme, chiudendo in entrambe le occasioni nella top quindici.

Gabrielli si è così meritato il posto in nazionale, inserito in quel gruppo B allenato da Scola, che solitamente è composto quasi esclusivamente da Under 23, ma quest’anno vede nelle sue fila alcuni atleti chiamati a giocarsi le proprie carte per Milano Cortina 2026.

Tra loro c’è anche “Jack”. «Sicuramente significa che sono tenuto in considerazione – afferma Gabrielli a Fondo Italiaevidentemente lo scorso anno ho dimostrato qualcosa anche ai livelli più alti. Certamente per me significa tanto e devo ammettere che non me lo aspettavo, tanto che in primavera immaginavo di ritrovarmi ancora nella squadra di sede. Ovviamente quando mi è stata proposta la nazionale non potevo rifiutare, in quanto è un’occasione troppo ghiotta. Sono super contento, anche perché entro in questo gruppo con alle spalle una bella esperienza, ora conosco bene quei dettagli, soprattutto extra allenamento, che fanno la differenza. E in questo spero anche di essere utile ai miei compagni più giovani».

Come è andata fin qui la preparazione?

«Bene, sono tornato presto a pieno regime, dopo essere stato costretto nel mese di giugno a saltare gli allenamenti sulla corsa, a causa di una distorsione alla caviglia. Sono tornato presto a pieno regime e sto lavorando anche per rafforzare le caviglie».

Hai parlato di dettagli, che tu hai sempre curato con attenzione. Ricordo che spesso hai soggiornato per settimane al Dolomiti Apart & Rooms di Lavazè anche da solo, quando eri in forza all’Esercito.

«La quota è uno dei tanti dettagli di cui parlavo. Io mi trovo bene con l’allenamento in altura, perché so che in stagione mi rende. Pure quest’anno, d’accordo con Scola, quando siamo andati in raduno a Lavazè, sono andato una settimana prima e mi sono fermato oltre il termine del raduno. Ritengo che fare blocchi di venti giorni in quota mi siano molto utili. Ovviamente non siamo tutti uguali, c’è chi la patisce fisicamente e qualcuno anche mentalmente. A me piace, anche perché so che poi mi darà i suoi frutti. Ho sempre creduto tanto alla quota fatta bene e preferisco sfruttare al meglio questi giorni».

Nella nazionale Milano Cortina 2026 hai trovato Fulvio Scola. Com’è stato l’impatto con il nuovo allenatore?

«Con Fulvio si è creata subito una bella intesa. Prima non ci conoscevamo così approfonditamente, ma ho trovato una persona molto disponibile, che mi è venuta incontro sin dall’inizio. Lui sa che entro in questo gruppo con un bagaglio di esperienza importante e viene incontro a quelle che sono un po’ le mie esigenze. C’è un programma di base e tanto dialogo tra noi, proprio per adattarlo alle mie esperienze passate. Ovviamente, non essendo io più un Under 23, con me c’è un approccio diverso e ci diamo tanti feedback. Mi piace come sta procedendo».

Effettivamente è un gruppo molto eterogeneo, in quanto composto da giovani ed esperti, ma anche da fondisti con caratteristiche diverse.

«È vero. Sono molto contento del gruppo, anche perché ho ritrovato pure Lorenzo Romano e Simone Mocellini con cui ho già lavorato in passato. Siamo un gruppo molto particolare, con età, esperienze e caratteristiche diverse. Ma proprio questa può essere la forza di questa squadra».

Cosa ti hanno lasciato queste ultime stagioni con la squadra di sede? Come è arrivato questo miglioramento che hai fatto?

«Mi hanno soddisfatto tanto perché nella passata stagione è come se avessi tolto quel blocco della qualificazione, che era il mio tallone d’Achille. Ho lavorato bene con Paredi in questi due o tre anni, ma parlando con lui e con i miei parenti al termine della stagione, ci siamo resi conto che questo salto di qualità in qualificazione è frutto più di un aspetto mentale. Ragionandoci bene, infatti, l’allenamento è stato pressoché identico rispetto alle due o tre stagioni precedenti. Non so nemmeno da cosa sia venuto questo cambiamento mentale, è venuto un po’ da sé. Mi sono anche affidato a un mental coach ed è stata la parte determinante. Per assurdo, nella passata stagione ho fatto quasi meglio nelle qualificazioni che nelle batterie, come se si fosse invertito tutto. Spero che il prossimo anno possano unirsi le mie qualità nelle batterie a questo passo avanti importante fatto nelle qualificazioni».

Cosa pensi ti sia mancato in batteria?

«Forse soprattutto l’esperienza di trovarsi a gareggiare in batteria con atleti di quel livello. Analizzando anche i video delle gare, mi sono reso conto che sono stati dei piccoli particolari nel corso della gara, che mi hanno penalizzato, quel momento di stallo di troppo. A quel livello bisogna avere dei tempi di reazione diversi. È un mondo che purtroppo ho scoperto solo lo scorso anno».

Alle Olimpiadi, l’Italia maschile avrà a disposizione probabilmente sei posti, massimo sette. Quanto sarà importante per te da sprinter partire subito bene?

«Vero, ci sono pochi posti. Per questo spero di gareggiare subito nelle prime competizioni di Coppa del Mondo ed ottenere risultati di alto rilievo. Bisogna farsi trovare pronti fin dall’inizio, perché non avremo tante gare a disposizione. Per noi sprinter sarà dura inserirsi. L’Olimpiade in casa è un grande sogno e ho le potenzialità per realizzarlo. Ma al di là se dovesse arrivare o meno, l’importante sarà non avere alcun rimorso e avere la consapevolezza di aver dato tutto. Inoltre so di avere anche una buona resistenza, anche se ultimamente non l’ho dimostrato con grandi risultati».

Hai dimostrato che si può fare il salto di qualità anche tardi.

«Secondo me un’atleta può farlo anche dopo i 26 o 27 anni. Da parte mia ringrazio il CS Esercito, che mi ha dato la possibilità di continuare anche in periodi in cui non ho ottenuto tanti risultati di rilievo. Ci sono atleti che raggiungono il loro massimo a 21 anni ed altri che invece lo fanno attorno ai trenta, se gli vengono date le possibilità e il tempo. Mi ritengo fortunato, perché ho potuto continuare a fare ciò che amo, senza grandi pressioni. Quindi sarò sempre grato all’Esercito per avermi consentito di fare tutto questo quadriennio olimpico. Questi cinque anni fuori dalla nazionale non sono stati semplici, perché ogni stagione ti ritrovi lì a dover fare delle scalate non banali. Bisogna crederci sempre e io l’ho fatto perché ho sempre saputo che potevo dare di più e ora ci sto riuscendo. E in questi anni con Simone Paredi, con questo gruppo, con Martin Coradazzi ed altri atleti che sono da nazionale, mi hanno fatto crescere ulteriormente e sono convinto che anche chi è ancora in squadra di sede potrà farsi valere».  

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