Home > Notizie
Sci di fondo

Sci di fondo – “È spiacevole dover dimostrare ciò che si è”: le svedesi commentano i test di genere FIS

Durante il meeting autunnale della Federazione Internazionale di Sci (FIS) Zurigo è stato deciso che, per poter prendere parte alle competizioni sotto l’egida federale, le atlete dovranno sottoporsi a quelli che vengono comunemente chiamati test di genere a partire da questa stagione, prendendo esempio da quando fatto a partire dal 1° settembre scorso.

Tecnicamente noto come test del gene SRY, questo esame rappresenta un controllo specifico volto a determinare in maniera inequivocabile il sesso biologico dell’atleta, permettendo l’accesso alle categorie femminili soltanto a coloro che risultino SRY-negativi, vale a dire biologicamente femmine.

Una notizia che ha fatto immediatamente il giro dell’ambiente delle discipline invernali, che saranno inevitabilmente rivoluzionate da questa innovazione, che mira a tutelare lo sport femminile, e ha fatto nascere discussioni tra gli addetti ai lavori ma soprattutto tra le dirette interessate.

Per questo motivo, la testata svedese Expressen ha raccolto le opinioni delle fondiste svedesi, che si dovranno confrontare con questo esame a breve. C’è chi è favorevole, chi invece, come Linn Svahn, ad esempio, vede tutto questo come un segno di un cambiamento sociale che avrebbe preferito non vedere.

“È come se fossimo finiti in una società in cui si deve sempre dimostrare ciò che si è. Dimostrare la propria innocenza, invece di avere fiducia. E questo può essere un po’ spiacevole. ha detto la sprinter, pur comprendendo il contesto in cui è stata presa la decisione “Abbiamo visto che alcuni atleti sono stati “casi da zona grigia”. E quindi posso capire questa decisione. L’intenzione è quella di proteggere lo sport femminile. Non mi ribellerò a questa decisione. Ma trovo comunque spiacevole che sia necessario.”

Anche Frida Karlsson è un po’ combattuta sulla decisione e si dice di essere rimasta “un po’ scioccata” alla notizia: “Ho riflettuto sulla questione. So che esiste nell’atletica e in altre realtà, ma allo stesso tempo mi sembra molto lontano dal nostro sport. Ma se si tratta di preservare lo sport femminile, credo che si debba accettare. Non mi rifiuterò. Anche se è un po’ un’invasione della privacy.”

La specialista delle distance Ebba Andersson è impaziente di scoprire come si tradurrà questo test nella pratica. “Non abbiamo ancora ricevuto informazioni ma sembra piuttosto semplice. Non ho un’opinione particolare al riguardo. Se vogliono testarci, ci sottoporremo al test. È solo qualcosa che si deve accettare. Sono abbastanza sicura del mio sesso”, conlude Andersson con una risata.

Al di là delle specifiche opinioni, tutte le atlete sono concordi su un aspetto: tutto ciò che concorre alla salvaguardia dello sport femminile deve essere benvenuto, anche con qualche sacrificio.

Share:

Ti potrebbe interessare

Image