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Biathlon

Biathlon – Martin Fourcade: “Saranno dei Giochi senza un vero padrone dopo il ritiro di Johannes Boe. Nel 2030 dovremo essere bravi a rendere l’evento fruibile a tutti”.

Durante una visita alla sede centrale di Rossignol a Saint-Jean-de-Moirans, Martin Fourcade ha parlato di diversi argomenti. Dalla sua sesta medaglia d’oro olimpica ai Giochi Olimpici del 2030, fino alla nuova gerarchia nel biathlon maschile dopo il ritiro di Johannes Boe.

Hai appena vinto il tuo sesto titolo olimpico (la Mass Start di Vancouver nel 2010 ndr) dopo la squalifica del russo Evgeny Ustyugov per doping. Come ti senti?

“Cerco di non provare alcun sentimento negativo riguardo a questa medaglia. Nel 2010, salire su quel podio olimpico è stata un’opportunità incredibile per me. È stato il mio primo podio internazionale, un passo importante nella mia carriera, che mi ha dato la voglia e la motivazione per puntare all’oro quattro anni dopo a Sochi. Ecco perché oggi ritiro questa medaglia d’oro con grande orgoglio, grande soddisfazione perché mi appartiene e avrebbe dovuto essere mia all’epoca”.

Quindi non ti senti come se ti fosse stato rubato un momento di felicità 16 anni fa?

“No, ma ho avuto la fortuna di vincerne altre cinque, di provare quelle emozioni. Penso che per il biathleta che si è classificato quarto quel giorno (l’austriaco Christoph Sumann ndr), l’emozione debba essere completamente diversa. Sono contento che questo procedimento legale si sia concluso e penso che mandi un grande messaggio agli atleti puliti sapere che anche 16 anni dopo, chi imbroglia può essere privato dei propri diritti. È stata una procedura troppo lunga, ma ha mandato un grande messaggio a tutti atleti puliti”.

Qual è la tua opinione sui Giochi Olimpici invernali del 2030, per i quali ti eri candidato alla presidenza del comitato organizzatore?

“Abbiamo poco tempo per organizzarli, quindi il comitato organizzatore deve essere attivo fin da ora. Credo che avremo una buona finestra mediatica a partire dalla fine dei Giochi del 2026 per affermarci e lanciare questa avventura al grande pubblico, per rendere questi Giochi più tangibili per tutti. Abbiamo avuto la stessa fase per Parigi 2024, con un periodo post-Tokyo importante per far sentire finalmente la nostra voce e vivere lo spazio”.

Pensi che ciò che manca in questo momento sia l’aspetto concreto di questa candidatura?

“Penso che sia tipico di tutte le edizioni dei Giochi Olimpici dover sapere che siamo i prossimi prima di prenderne effettivamente possesso. È certo che la transizione dopo Milano-Cortina sarà importante, e dovremo parlare per spiegare questo progetto ai francesi, per coinvolgerli nell’avventura”.

Restando in tema di Giochi Olimpici, come vedi il biathlon del 2026?

“Purtroppo non ho il dono dell’ubiquità e non so come andrà la stagione (ride ndr), ma sono piuttosto curioso di vedere la nuova gerarchia che verrà stabilita, perché con il ritiro di Johannes (Boe) si apre una nuova situazione, con grandi opportunità per titoli e medaglie. Non ci sono ancora gli atleti russi o bielorussi, sta arrivando una nuova generazione. Vivremo dei Giochi Olimpici un po’ insoliti, come a Pechino nel 2022 poco dopo il mio ritiro, e sono curioso di vedere come si tradurranno in risultati.”

Éric Perrot potrebbe prendere le redini di questa nuova gerarchia?

“È un atleta che non conosco molto bene, ma per il quale nutro molto rispetto, perché mi piace molto il suo modo di gareggiare, la sua mentalità. Lo trovo un atleta serio, strategico e composto. Questa è una delle qualità che mi aspetto e che cerco in un biathleta.”

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