Al Festival dello Sport di Trento, la giornata del sabato vede il mondo della neve grande protagonista. Alle 10, al Palazzo della Regione, si è svolto già il primo appuntamento, dal titolo “Gli stati generali dello sci”.
Il presidente della FISI, Flavio Roda, è stato accompagnato da due grandi campioni del passato, Deborah Compagnoni e Gustav Thöni, oltre a Bruno Felicetti, in rappresentanza della Val di Fiemme, e Rainer Senoner per la Val Gardena.
Oltre ai racconti del passato, delle splendide carriere vincenti di Deborah Compagnoni e Gustav Thöni, della loro esperienza sportiva e dei successi olimpici, si è discusso molto del presente e del futuro, delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 e della loro legacy.
Di questo ha parlato in particolare il presidente Roda: «Andremo in luoghi di tradizione – ha sottolineato il numero uno della FISI – dove queste Olimpiadi sono una grande opportunità, così come per tutto il paese. Abbiamo avuto il vantaggio che in questi territori le infrastrutture già esistevano, così come la capacità organizzativa. Non ci si affida all’iniziativa estemporanea, ma a un tessuto di persone con esperienza».
Roda ha parlato in particolare delle infrastrutture. «L’investimento più importante è stata la pista di Cortina, fondamentale non solo fine alle olimpiadi ma per il prosieguo di queste discipline.
Sono stati apportati dei miglioramenti anche agli impianti che erano già presenti. Ad Anterselva abbiamo uno stadio fenomenale, così come è stato bello e migliorativo il miglioramento a Lago di Tesero e Predazzo. Sono strutture che daranno la possibilità di far crescere tutto il sistema».
Il presidente della FISI si è concentrato sulla legacy olimpica, che sarà importante, secondo lui, soprattutto per le discipline che trovano solitamente meno spazio sui media.
«Le Olimpiadi danno la possibilità di dare visibilità a sport che fanno più fatica sotto questo aspetto. La nostra federazione ha 11 discipline olimpiche, il 75% degli sport presenti ai Giochi sono all’interno della FISI. Abbiamo lo sci alpino che ha una grande immagine e traina il sistema. Negli ultimi anni, abbiamo cercato, attraverso lo sci alpino, che raccoglie più sponsor, di sovvenzionare gli sport minori che stanno crescendo tantissimo. Anche il fondo e il biathlon hanno nomi conosciuti e di grande visibilità. Ma dietro questi, ci sono altri atleti che andranno alle Olimpiadi e che hanno potenziale. E poi ci sono anche quegli sporto, che è sbagliato considerare minori, solo perché hanno solo meno attrazione mediatica fuori Olimpiadi, ma sono importanti per i territori. Nel tempo abbiamo cercato, e dobbiamo continuare a farlo, di non abbandonarli, ma tenerli ad un certo livello e crederci di più. Spesso ci affezioniamo al campione e al momento, ma dovremmo avere più memoria e ricordarci di tutti, anche quelli che hanno meno possibilità di immagine».
L’olimpionica Deborah Compagnoni ha quindi parlato dell’impatto che Milano-Cortina avrà sulle località: «I Giochi Olimpici saranno un volano per il futuro. Tutto dovrà riuscire molto bene in quei giorni, ma sono convinta che andrà bene perchè a livello tecnico siamo i migliori. Le piste da noi sono perfette e ad ogni atleta piace gareggiare in Italia perché c’è una cura particolare. Per questo motivo mi concentro più sul futuro, perché resti qualcosa. Ci sono tutte queste infrastrutture che non sono quelle sportive, ma anche opere di viabilità che saranno utili al periodo post olimpico. Ricordo che grazie ai Mondiali di Bormio-Santa Caterina del 1985, vennero apportate delle opere che hanno permesso di far rinascere il turismo sul lago di Lecco».
Ma Compagnoni ha voluto poi sottolineare un altro aspetto importante: «Sono legata ai valori della montagna, ci sono nata e cresciuta. La mia vita sportiva è legata alla montagna, dove mi piace tornare, perché lì sono le mie radici che mi hanno sempre dato la giusta energia. La montagna va rispettata. Ed è bello che queste Olimpiadi, come fu in occasione di Lillehammer, sono umane, mettono al centro i territori».
Successivamente sono stati ricordati i successi di Deborah Compagnoni e Gustav Thöni, che ha fatto un augurio agli atleti: «Milano-Cortina sarà un grande evento e gli atleti conoscono bene le piste dove gareggeranno. Speriamo trovino la giornata giusta».
A proposito di atleti, Roda ha voluto mandare un messaggio importante: «C’è troppa esasperazione verso la ricerca del risultato in giovane età. La crescita viene amplificata e accelerata da tutto il sistema. La società attuale vuole ottenere il massimo subito, senza dare il tempo necessario a una crescita naturale. In questa maniera, abbiamo tanti atleti che perdiamo per strada, perché se non ottengono il risultato c’è un abbandono precoce. Serve un momento di riflessione e dare naturalezza alla crescita tecnica e adeguata a quella fisica, non bruciare le tappe».
A rappresentare le località Bruno Felicetti per la Val di Fiemme e Rainer Senoner per la Val Gardena. A proposito di Olimpiadi, è stato proprio il presidente del Comitato di Promozione Sci Val di Fiemme a prendere la parola.
«I Giochi sono un’occasione per mettere a punto 30 anni di lavoro e storia, che è iniziata tanto tempo fa con la Marcialonga. Vogliamo mettere la nostra valle sulla cartina geografica. Per noi è l’opportunità di valorizzare una tradizione che c’è da sempre. Abbiamo avuto tanti atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi, vinto e portato nostro nome».
Olimpiadi che hanno dato un’altra grande opportunità alla Val di Fiemme. «Grazie ai Giochi abbiamo potuto mettere a punto le strutture, che hanno costi difficili da sostenere. Gli investimenti fatti a Predazzo e Lago di Tesero, portano avanti il movimento per i prossimi 30 anni e guardano anche all’estate, perché è importante pensare a 360 gradi. Con la FISI vogliamo istituire due centri federali, utilizzati anche fuori il periodo invernale con le giuste strutture a supporto delle squadre».
Come fatto qualche settimana fa da De Godenz, presidente di Nordic Ski Fiemme, anche Felicetti si è concentrato sul cambio generazionale. «Queste Olimpiadi sono importanti anche per questo momento fondamentale, perché i giovani devono entrare in questo mondo. Abbiamo tanti volontari con età media alta e spesso facciamo fatica a coinvolgere i giovani. L’Olimpiade ci permette di farlo, è un’occasione per rinnovare lo staff, e far crescere le competenze dei nostri collaboratori. Eventi del genere non avrebbero senso se una volta conclusi e spente le luci, tutto torna come prima. La sfida non sono le Olimpiadi, dove sono certo che faremo un buon lavoro, ma dimostrare che negli anni successivi questi centri creano entusiasmo, lavoro e grandi possibilità».