“So cosa lascio e, amandolo, non mi si può che stringere il cuore, ma so anche cosa mi aspetta e non è sicuramente paragonabile. Stare con la mia famiglia è quello che asciuga le lacrime e mi fa pensare che la scelta che ho preso è quella giusta”.
È un Federico Pellegrino emozionato, quello che ha parlato sulle colonne dell’edizione odierna di Gazzetta Matin, intervistato dal collega Davide Pellegrino. L’azzurro è partito dalle sensazioni provate in estate. «È stata intensa, vissuta tra gli impegni sportivi e le altre cose che mi sono messo in testa di fare. Ho vissuto gli allenamenti con un pizzico di malinconia e la lacrimuccia sempre pronta a spingere, perché so che sto per smettere di fare qualcosa che amo. Il pensiero dell’ultima volta ha girato tanto nella mia testa ed è conseguenza di avere la fortuna di essere ancora competitivo ai massimi livelli e di scegliere il momento nel quale dire basta».
Il campione delle Fiamme Oro ha poi fatto il punto della situazione sulla sua condizione dopo le gare di Muonio, confermando quanto detto a Fondo Italia la settimana scorsa, quindi ha parlato di quanto sia cambiato il suo modo di vivere le cose dalla prima all’ultima Olimpiade.
«Cosa invidio al Pellegrino di Sochi? La spensieratezza. Erano anni in cui mi facevo scivolare tutto addosso, facevo quelli che mi piaceva con molti meno calcoli e funzonicchiavo comunque. Con il tempo, poi, la spensieratezza cala, aumenta l’esperienza e bisogna saper gestire determinate dinamiche. Adesso l’esperienza è il mio punto di forza, ma mi manca la spensieratezza degli inizi”.
Pellegrino ha poi parlato di un elemento importante, la pressione, che «deriva dal fatto che so quanto è bello vincere e me la auto-metto sulle spalle, consapevole di quanto sia buona questa caramella. Nell’ultimo decennio ho capito quanto sono speciali i successi, ma, al tempo stesso, quanto è difficile vincere e continuare a farlo. In primis, fai tutto per te stesso e la pressione che ti metti sulle spalle deve essere quella che sai sopportare. Nella mia carriera ho avuto l’umiltà giusta, unita alla voglia di primeggiare, per pormi obiettivi ambizioni, che non si sono rivelati superbi. Centrare un traguardo è un’iniezione di fiducia per sentirti in grado di fissarne altri e aiuta la tua autostima a crescere, perché è con lei che si devono fare i conti quando si ottiene o meno un risultato. Se non credi di poter raggiungere un obiettivo, non ce la fai, perché non sei disposto a fare le scelte e i sacrifici che ti portano a riuscirci».
L’azzurro ha poi affrontato tanti altri temi, dalla programmazione agli obiettivi stagionali, dalle piste olimpiche di Tesero alla possibilità di una terza medaglia olimpica, fino alle gare d’addio che sta organizzando per il weekend 27-29 marzo 2026 nella sua Saint-Barthelemy. Ovviamente, tutto questo si trova sul numero odierno di Gazzetta Matin.

