La notizia è arriva nel pieno dello scorso weekend di gara: Federico Pellegrino sarà uno dei quattro portabandiera dell’Italia alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. Per commentarla per bene, però, il valdostano ha aspettato qualche giorno. Ha aspettato che il silenzio potesse scendere intorno a sé, approfittando di una sciata in solitudine, per trovare le parole giuste per descrivere le emozioni arrivate con questa chiamata.
Alle ultime Olimpiadi – alle ultime gare – della sua carriera, in casa, arriva forse uno degli onori più grandi che un atleta può pensare di ricevere. In un post su Instagram il 35enne delle Fiamme Oro riflette sulle emozioni di questa “chiamata”.
“Sono stati giorni emozionanti e pieni. Ho dovuto aspettare di farmi qualche bella sciata in solitudine, avere un po’ di tempo calmo per i miei pensieri e per poter trovare le parole giuste. Sono stato scelto come portabandiera per l’Italia alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026.
Le Olimpiadi di casa, le ultime della mia carriera. Non avrei potuto immaginare un modo migliore per festeggiare questo ultimo grande viaggio, se non con il tricolore in mano e accanto ai Campioni che hanno fatto la storia dello sport italiano.”
C’è qualcosa di profondamente coerente in questo passaggio finale. Pellegrino non ha mai vissuto lo sport come una sequenza di risultati da esibire, ma come un viaggio fatto di scelte, resistenza, duro lavoro, e felicità per il percorso intrapreso prima ancora che per i traguardi raggiunti. Essere scelto per aprire la strada alla delegazione italiana non è soltanto un onore istituzionale: è il riconoscimento di un viaggio lungo 15 anni, portando sulle sue spalle un intero movimento sportivo e consentendo alla bandiera tricolore di essere in vetta al mondo in tante occasioni.
“Un sentito grazie dal profondo del cuore al CONI e al Presidente Buonfiglio per la fiducia che ha riposto in me e per avermi scelto per un onore tanto grande” continua l’azzurro, evocando in un’immagine il modo in cui ha sempre vissuto il suo ruolo nello sport: in testa, forse, ma mai isolato. “Un grazie poi a tutti coloro che hanno lavorato duramente con me per arrivare a questo traguardo. Quando camminerò davanti a tutti aprendo la strada alla delegazione, sentirò la vostra forza con me.”


