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Sci di fondo

Sci di fondo – Clugnet contro le quote olimpiche: “Si penalizzano le nazioni medie. La staffetta perde senso”

Foto Credits Federico Angiolini

Rabbia, frustrazione e la sensazione di essere stati dimenticati. James Clugnet non usa mezzi termini nel criticare i nuovi regolamenti olimpici della FIS che, di fatto, escludono la Gran Bretagna e altre Nazioni di media fascia dalla staffetta maschile ai prossimi Giochi. Una presa di posizione dura che riaccende il dibattito su un sistema di qualificazione pensato per allargare la base, ma che secondo molti atleti non risulta meritocratico o democratico.

Il punto è semplice: con le nuove quote stabilite dalla Federazione Internazionale Sci e Snowboard (FIS), la Gran Bretagna dovrebbe presentarsi alle Olimpiadi con soli tre fondisti uomini, impedendo loro di poter schierare una staffetta. Una situazione che riguarda anche un’altra storica realtà del fondo europeo, l’Austria, anch’essa ridotta a tre posti.

“Le grandi nazioni sono protette” ha spiegato Clugnet a Nettavisen “Norvegia e Svezia continuano ad avere otto atleti ciascuna. Ma le nazioni di medio livello, come la nostra, non lo sono. Siamo noi a pagare il prezzo di queste regole”.

I numeri danno peso alla sua protesta. Al momento, solo dieci Paesi al maschile avrebbero una quota sufficiente per disputare la staffetta olimpica, cinque in meno rispetto a Pechino 2022. Il cambiamento nasce dalla volontà della FIS di garantire un posto olimpico a più nazioni “piccole”, permettendo anche a fondisti con poca esperienza e risultati mediocri di qualificarsi. Un obiettivo nobile, ma con effetti collaterali pesanti, che portano Clugnet a parlare apertamente di un paradosso: “Quando tante nazioni molto piccole entrano, qualcuno deve rinunciare a posti. E a farne le spese sono le nazioni medie, quelle che portano tanti atleti al via e che possono anche battere i norvegesi. Penso ad Andrew Musgrave per la Gran Bretagna o a Mika Vermeulen per l’Austria. Eppure, entrambe le Nazioni hanno solo tre quote olimpiche”.

La frustrazione è ancora maggiore se si guarda ai risultati recenti. Ai Mondiali di Trondheim, la Gran Bretagna ha chiuso al nono posto nella staffetta, nutrendo ambizioni di poter fare anche meglio. “Con una squadra completa avremmo potuto lottare per una medaglia olimpica ma non ci è permesso farlo. Il sistema è completamente sbagliato”.

Il 29enne non nasconde di aver scritto direttamente alla FIS, spinto dalla rabbia. Lo conferma anche il compagno di squadra Musgrave, che a Nettavisen racconta come Clugnet abbia passato giorni a rimuginare sulla questione, arrivando a inviare un messaggio lunghissimo alla federazione internazionale dopo una camminata di tre ore. Secondo Clugnet, la risposta ricevuta è stata evasiva: la federazione internazionale avrebbe promesso di “valutare” modifiche per il prossimo ciclo olimpico. Una prospettiva che però lascia l’amaro in bocca. “Non so nemmeno se io continuerò fino ad allora” ha ammesso “e probabilmente Musgrave e Andrew Young smetteranno. Non è nemmeno certo che dopo i Mondiali di Falun esista ancora una vera squadra britannica”.

Anche Musgrave, pur condividendo l’idea di rendere le Olimpiadi più inclusive, vede il limite del nuovo sistema. “È giusto aiutare le nazioni più piccole ma stiamo parlando dei Giochi Olimpici. Forse bisognerebbe essere davvero atleti di alto livello per partecipare, non semplicemente qualcuno che ha sciato poche volte”.

Il rischio, secondo lui, è quello di svuotare una delle gare simbolo del fondo: “Le staffette sono spettacolari, creano atmosfera e coinvolgimento. Se solo dieci nazioni possono schierare una squadra, si perde qualcosa di fondamentale”.

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