NRK ha mappato il percorso degli atleti d’élite norvegesi di oggi valutando la strada che li ha portati al successo. Una delle domande che la televisione nazionale norvegese si è posta è se coloro che sono oggi i migliori atleti, fossero anche delle stelle da giovanissimi. La conclusione è che ben il 55% di loro aveva le stimmate del predestinato.
Marte Olsbu Røiseland non era fra questi. La biatleta norvegese ha iniziato con il fondo e tiro a 9 anni e lo odiava. Per metà del primo anno voleva smettere e quando ha scelto il percorso formativo scolastico nel biathlon al liceo, è stato principalmente perché voleva trasferirsi da casa.
"Probabilmente non avevo molte ambizioni. Semplicemente non sapevo cosa stesse succedendo. Non sapevo cosa fosse il biathlon."
La vera carriera è cominciata al liceo sciistico di Sirdal, quando arrivò a 15 anni alla corte dell’ex allenatore della nazionale Roger Grubben (marito di Linda Tjørhom, altra grande biatleta norvegese del passato).
Marte è cresciuta in una fattoria e ha sempre amato stare all’aria aperta. Andava a sciare con la sua famiglia, faceva discese in slittino con il fratello maggiore, si arrampicava sugli alberi e giocava a pallamano alle elementari.
"Ho lasciato la pallamano quando ero in seconda media. Mi piaceva giocare da ala, correre avanti e indietro avendo il minor contatto possibile con la palla. Così ho capito che la pallamano non era il mio sport."
Il secondo anno di scuola media, suo padre ha avuto l’idea di spingerla a praticare uno sport all’aria aperta. Proprio in quel momento, alcuni appassionati locali avevano avviato un gruppo di biathlon a Froland. Papà Olsbu ha incoraggiato sua figlia a provarci.
"Ho odiato il biathlon il primo semestre. È stato assolutamente orribile, ho pensato. C’erano solo ragazzi e si giocava a palle di neve. Se fosse dipeso da me, avrei smesso dopo due allenamenti. Ma sono molto felice che mio padre mi abbia convinto a provarci con più convinzione."
L’anno successivo, Marte ha seguito le orme di suo fratello e si è iscritta al ginnasio di sci a Sirdal. Pensava che la vita di suo fratello maggiore lì fosse fantastica, ed era determinata ad allontanarsi da casa e badare a se stessa. La transizione è stata difficile.
"Ero così inesperta. Sentivo di essere sempre in ritardo su tutto. Non mi allenavo più un paio di volte alla settimana ma tutti i giorni. Nuovi ambienti, più responsabilità, il bucato e compiti scolastici. Ero costantemente un po ‘indietro e continuavo a cercare di recuperare, recuperare e recuperare. E’ stato un primo anno frenetico per me, dove ho imparato molto. Inoltre, ha incontrato un esigente e severo Roger Grubben. All’inizio ero terrorizzata da lui. Ora è molto gentile, quindi non pensereste che fosse così severo, ma lo era!"
Grubben oggi ha parole al miele per la leader di Coppa del Mondo.
"Non ha paura del fallimento. La sua forza interiore le permette di resistere alle avversità e alle sfide in un modo davvero eccezionale. Il modo in cui gestisce rispetto a tanti altri la pressione e le aspettative è ciò che le permette di eccellere."
Marte ritorna quindi a parlare degli inizi sotto la guida dell’esperto tecnico.
"Roger ha avuto tanta pazienza e non si è arreso. Già quell’inverno ho fatto grandi progressi, ho vinto le prime medaglie giovanili e sono arrivata a essere fra i migliori della mia classe."
Dopo il semestre primaverile, la sedicenne Marte ha ottenuto improvvisamente il massimo dei voti nel biathlon.
"Penso che avevo solo bisogno di metabolizzare tutto ciò che avevo imparato. Forse ero ancora la più inesperta, ma ero andata molto oltre rispetto alle basi dalle quali partivo. Alcuni facevano fatica a competere anche se erano ben allenati, per me era quasi l’opposto: in gara ottenevo molto di più."
Biathlon – Marte Olsbu Røiseland, l’ultima della classe che divenne campionessa

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