La sua presenza tra i candidati al consiglio della FIS aveva fatto discutere. In particolare le federazioni di Norvegia, Svezia, Finlandia e Polonia, oltre a quella ucraina, si erano schierate contro la sua presenza. Ovviamente, con queste premesse, la mancata elezione di Elena Välbe era abbastanza scontata. Mentre in Russia si stanno alzando i toni, attaccando i delegati della FIS che non hanno votato per la presidentessa della Federazione Russa di sci di fondo, spinti "dalla moda del sentimento anti-Russia", la protagonista ha reagito piuttosto bene.
«In questa situazione, era prevedibile – ha affermato a RIA Sport – c’era una lettera della federazione ucraina per affermare che tutto dovrebbe essere politicizzato. C’era un invito da ogni parte ad escluderci. Non c’è bisogno di fare una tragedia, bisogna solo continuare a lavorare. Rimaniamo lo stesso un membro FIS, ma senza diritto di voto in consiglio. Il consiglio è stato piuttosto complicato, ma in generale va tutto bene, ero pronta per una tale svolta degli eventi».
A preoccupare Elena Välbe sono, invece, alcune decisioni prese sullo sci di fondo. Alla leader del movimento russo non piace l’equiparazione delle distanze di gara tra uomini e donne. O meglio, mentre è d’accordo sul far gareggiare le donne sulla distanza di 50 km, ritiene troppo brevi le gare maschili. «Abbiamo votato contro in commissione, e in consiglio ho fatto altrettanto. Quest’anno sarà considerato di prova. Al Consiglio FIS, un altro collega ha sollevato la questione, suggerendo di spostare questa prova all’anno prossimo, quando non ci saranno i Mondiali, ma il Consiglio non è stato d’accordo. Una decisione molto strana, per gli uomini le gare si accorciano sempre più, sono state ridotte completamente. Grazie per aver lasciato almeno la 50 chilometri. No, non mi dispiace se le donne corrono 50 chilometri una volta all’anno. Ma per quanto riguarda lo skiathlon maschile, è ridicolo».
Mancata elezione, Välbe non se la prende e pensa allo sci di fondo: “Lo skiathlon maschile da 20 km è ridicolo!”
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