Biathlon | 20 agosto 2022, 18:00

VIDEO - Intervista a Émilien Jacquelin durante il suo soggiorno a Lavazé: "So di poter fare meglio"

VIDEO - Intervista a Émilien Jacquelin durante il suo soggiorno a Lavazé: "So di poter fare meglio"

Ha deciso di allenarsi a Passo di Lavazé per una settimana, partendo da solo con i suoi genitori, per vivere anche dei momenti di svago e tranquillità, alternando l'allenamento a qualche gita in montagna. Prima di andare in raduno con i compagni di squadra a Bessans, Émilien Jacquelin ha quindi scelto l'Italia e la Val di Fiemme, proprio negli stessi giorni in cui a Lavazé sono presenti anche la nazionale azzurra e quella finlandese di sci di fondo. In questi giorni lo si è visto sfrecciare in pista oppure allenarsi al poligono di tiro anche sotto il diluvio, come accaduto giovedì mattina, con il papà a seguirlo e aiutarlo.

Il campione francese ne ha approfittato anche per gustarsi le bellezze della Val di Fiemme, facendo una bella camminata con la famiglia fino al Torre di Pisa, storico rifugio a 2671 metri sul massiccio del Latemar, dove è presente una guglia di roccia dolomitica, alta ben 40 metri, che è proprio identica nella forma alla famosa Torre di Pisa. «Quando ho detto ai miei compagni che camminavo fino alla Torre di Pisa hanno iniziato a ridere pensando che li prendessi in giro - ci ha detto quando lo abbiamo incontrato in pista, appena terminato il suo allenamento, mentre seguivamo gli azzurri del fondo - credevano mi riferissi alla famose torre toscana».

A quel punto abbiamo iniziato direttamente in pista quell'intervista che avevamo già programmato con lui. Jacquelin ha voluto però testarsi in lingua italiana, che come potete vedere, conosce piuttosto bene avendola studiata a scuola. Un modo anche per rendere omaggio al nostro paese, al quale è ancora più legato dopo la vittoria dell'oro mondiale nella pursuit di Anterselva 2020.

Di seguito vi proponiamo un breve stralcio delle sue parole, mentre l'intervista completa potrete vederla nel video a fondo pagina.

Dopo aver parlato del suo rapporto con l'Italia e la lingua italiana, svelando anche che tra i motivi della sua passione per il nostro paese c'è il suo tifo per Marco Pantani, Jacquelin ha fatto il punto della situazione sulla preparazione, è tornato sull'ultima stagione di alti e bassi, prima di concentrarsi sui prossimi obiettivi.

«Sono qui con i miei genitori - ha affermato - per me è stato importante venire qui ed allenarmi in quota, utile per fare il meglio possibile nella prossima stagione. È la prima volta qui a Lavazé ed è veramente una bella località per allenarsi.
La squadra francese? Abbiamo un team incredibile, credo che Martin Fourcade abbia fatto tanto per noi e ora abbiamo una squadra molto forte, ovviamente con Quentin (Fillon Maillet), ma anche con tutti gli altri fino ai più giovani Émilien Claude e Perrot. Penso che ognuno di noi possa salire sul podio nella prossima stagione.
La passata stagione? È sempre importante ricordare che in estate avevo avuto un infortunio a causa di una caduta in bici, quindi non avevo potuto svolgere la miglior preparazione possibile. Ho spinto molto per essere pronto al via della stagione, la prima parte è stata magnifica con vittoria a Le Grand Bornand e la conquista del pettorale giallo. Dopo ho avuto problemi a casa e moralmente ho toccato il fondo, è stato impossibile per me essere competitivo nella seconda parte, quando ho gareggiato senza pensare veramente a vincere o essere il più forte. Le Olimpiadi sono state proprio difficili per me, quindi aver vinto due medaglie con la squadra è stato qualcosa di grande.
L'obiettivo della prossima stagione? Sono molto motivato, ho capito di avere le qualità necessarie per indossare il pettorale giallo. Il prossimo anno vorrei ovviamente difendere il titolo nella pursuit e salire sul podio della classifica generale. Dopo l'ultima stagione voglio fare di più, non sono soddisfatto di quanto ho ottenuto, perché so di poter fare meglio di così, voglio poter ottenere per tutta la stagione i risultati fatti nella prima parte di quella scorsa».

 

Giorgio Capodaglio

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