Sci di fondo | 05 settembre 2023, 19:00

Sci di fondo - Alla scoperta della nuova nazionale juniores: intervista agli allenatori Stefano Corradini e Matteo Betta

Sci di fondo - Alla scoperta della nuova nazionale juniores: intervista agli allenatori Stefano Corradini e Matteo Betta

Milano Cortina 2026, ma soprattutto oltre, cercando di raccogliere al meglio quella eredità che, si spera, i Giochi Olimpici dovrebbero lasciare. Da qui parte il nuovo progetto legato ai giovani dello sci di fondo italiano, affidato al nuovo responsabile del settore giovanile, Paolo Rivero.
L’idea è chiara: creare una squadra che possa allenarsi assieme come fosse una famiglia, passando nella stessa località tantissime settimane assieme. L’obiettivo è anche dar vita a una squadra giovanile composta da atleti all’ultimo anno della categoria juniores, ovviamente con qualche fuori quota, per poi rinforzare il progetto degli Atleti di Interesse Nazionale, da implementare parallelamente.

Come sede fissa della giovane squadra azzurra è stata scelta la località che offre più possibilità di allenamento, quella Val di Fiemme che è in grado di attrarre anche tante grandi nazionali estere. Ma del progetto abbiamo già parlato con Paolo Rivero, in un’intervista che ci ha rilasciato lo scorso mese di luglio. Ora, invece, conosciamo lo staff tecnico a cui questi giovani sono stati affidati, la coppia trentina formata da Stefano Corradini e Matteo Betta, che insieme hanno già collaborato in passato proprio alla guida della squadra del Comitato Trentino, con ottimi risultati.
Nel corso di uno dei raduni che si sono tenuti in Val di Fiemme, li abbiamo incontrati e ci hanno parlato del nuovo gruppo azzurro che è da poco nato.

Buon pomeriggio a entrambi. Qual è stata la vostra reazione quando vi è stato proposto di guidare la squadra azzurra juniores?

Stefano Corradini: «Per me è stato un piacere, anzi direi più una soddisfazione, che è arrivata dopo tanti anni in questo settore. Dopo aver guidato in passato il Comitato Trentino, è un grande piacere avere ora la possibilità di gestire questa squadra nazionale, formata dai giovani di maggior valore del nostro paese. Quando mi è stata proposta la possibilità di allenare la nazionale juniores, potevo soltanto dire di si, visto che anche il team di lavoro era veramente interessante».

Matteo Betta: «In un primo momento, mi sono trovato un po’ in difficoltà, dovendo fare delle scelte complicate. Essendo un civile, in questi anni parallelamente al Comitato, ho avviato anche una mia carriera lavorativa, tra palestra e preparazione atletica. Ho dovuto rifletterci un po’, ma mi sono presto reso conto che non potevo dire di no alla nazionale, è troppo bello farne parte, volevo rivivere questa esperienza dopo gli anni da skiman. Inoltre anche lo staff composto dal dt Paolo Rivero, da Stefano Corradini e Fabio Pasini mi piaceva, quindi ho accettato ben contento. Ora che abbiamo iniziato, sono ancora più felice della scelta che ho fatto, mi piace questa squadra sia lo staff tecnico che i nostri atleti».

È un progetto legato molto alla Val di Fiemme, che sarà la sede del team in diversi raduni. Inoltre troverete gli atleti quasi su base quotidiana. Si torna quasi ai tempi del Comitato, dal momento che potrete seguirli da vicino. Cosa ne pesate?

Betta: «Personalmente, poter lavorare tanti giorni assieme agli atleti della squadra è stato uno dei fattori che mi hanno spinto a dire si, quando mi sono trovato a decidere se accettare la proposta della FISI. Come abbiamo detto ai e alle componenti del nostro gruppo, in questa maniera si crea una sorta di famiglia, si passa tanto tempo assieme e noi abbiamo la possibilità di seguire gli atleti per lunghi periodi. La Val di Fiemme ci offre tutto, dall’ospitalità con le caserme o altre strutture a poco prezzo, alle grandi possibilità di allenamento, anche in quota. Ciò ci permette di fare questi bei raduni lunghi».

Insomma, la Val di Fiemme è diventata quasi un centro federale.

Corradini: «In un certo senso si, anche se non è ancora la parola corretta. Diciamo che non è stata fatta questa scelta perché si è deciso da un momento all’altro di accentrare tutto qui, ma solo perché si sta cercando di portare il lavoro in una zona d’Italia che offre tante possibilità agli atleti. Ecco, è importante non passi il messaggio sbagliato.
Dobbiamo un po’ uscire dal nostro classico modo di pensare, che vede ognuno lavorare nel suo blocco. Dobbiamo diventare una cosa unica tra tutti, comitati compresi, e sfruttare questa zona che anche a livello internazionale è famosissima, visto che qui vengono tantissime nazionali straniere. Sarebbe sbagliato non sfruttarla. Il progetto è strutturato anche sul fatto di poterci consentire di vedere i nostri atleti anche nel corso dell’inverno, che è un passo avanti rispetto al passato, visto che sia in comitato che in nazionale, si è sempre un po’ sofferto in inverno, in quanto per motivi logistici non si potevano seguire tutti i componenti del gruppo».


Come vi siete divisi i ruoli?

Corradini: «Come sapete, vi è un responsabile del settore giovanile, che è Paolo (Rivero, ndr), poi io e Matteo abbiamo la gestione della squadra sia maschile che femminile. Di comune accordo, abbiamo deciso di gestirla in toto, perché per le donne sia da stimolo poter lavorare anche con i maschi. Quindi non abbiamo separato il gruppo, affidando a uno le atlete e all’altro gli atleti, ma abbiamo optato per creare un unico team».

La squadra è composta da atleti che vengono da esperienze diverse, in quanto abbiamo chi come Ghio fa parte del gruppo già da tempo e la maggior parte degli atleti che sono invece alla prima esperienza. Potete presentarcela?

Betta: «Il gruppo raccoglie atleti e atlete provenienti da diverse aree geografiche. Curiosamente, nessuno arriva dal Trentino, quindi per quasi tutti è stata una grande novità allenarsi qui su base quotidiana. Alla fine del primo blocco di 16/17 giorni, abbiamo chiesto loro cosa ne pensassero di questa iniziativa ed erano tutti contenti di poter svolgere questi lunghi raduni. Lo stare tanti giorni lontano da casa non li ha spaventati, anzi quando abbiamo parlato con loro, già non vedevano l’ora iniziasse il raduno successivo.
Per quanto riguarda la squadra, ritengo che abbiamo un bel gruppo. Ci sono sei 2004, tre maschi e tre femmine, all’ultimo anno junior, che sono Ghio, Rigaudo e Artusi tra i maschi, Gismondi, Cena e Salvadori tra le ragazze. A completare il team vi sono quattro 2005, che sono Cuc, Matli, Laurent (Beatrice, ndr) e Marit Folie, che sono al primo anno junior ma si sono subito integrati molto bene. Abbiamo visto con piacere che questi giovani sanno stare tutti assieme e ciò li sta rendendo un bel gruppo».


Parliamo un po’ di voi. Qual è il vostro rapporto? Può essere un vantaggio il fatto che abbiate già lavorato assieme nel Comitato Trentino?

Corradini: «Penso proprio che una delle basi del progetto fosse la possibilità di tagliare un po’ i tempi anche sull’amalgama che deve crearsi tra i tecnici, perché ci vuole sempre un po’ di tempo a conoscersi e capirsi. Avendo già lavorato assieme, questa fase l’abbiamo già vissuta anni fa. Matteo conosce il mio stile da allenatore ed io conosco il suo. Sappiamo che possiamo convivere perfettamente, ognuno ha le sue peculiarità e nessuno vuole sovrastare l’altro. Una base che secondo me è fondamentale per avere un lavoro proficuo.
Il nostro interesse è lavorare al meglio per gli atleti, per farli ovviamente andare forte, ma soprattutto proiettarli in quello che è il mondo senior, che è da sempre l’obiettivo principale della squadra junior».


Chiedo a entrambi: qual è il primo consiglio che avete dato loro, vista la vostra esperienza?

Betta:
«Abbiamo detto loro di creare un’ambiente famigliare, perché devono stare tanti giorni lontano da casa ed è fondamentale ci sia un bel clima. Poi abbiamo detto loro di vivere al meglio questa esperienza ed imparare a comunicare con noi allenatori, con tutto lo staff, con me, Stefano, Fabio Pasini, che ha esperienza da atleta importante, e lo stesso Paolo Rivero per tutto ciò che riguarda è la logistica ma anche a livello tecnico. Questa è la prima cosa che abbiamo chiesto loro, riuscire a creare un rapporto di fiducia, averla con lo staff tecnico e tra i compagni stessi. Fin qui sta procedendo bene».

Corradini:
«Abbiamo voluto parlare ad uno ad uno con i nostri atleti, per presentarci, perché per quella che è la mia esperienza, il rapporto tra allenatore ed atleta è l’aspetto fondamentale. Se tra noi siamo sinceri, alla fine riusciamo anche ad adattare meglio il programma al singolo atleta. Negli anni abbiamo visto quanto questa sia spesso complicato riuscire a gestire un programma leggermente diverso tra un ragazzo e l’altro. È però necessario, in quanto quando entrano in questo gruppo, vengono da esperienze diverse, anche nel livello di preparazione, nel lavoro fatto precedentemente, non soltanto nell’aspetto dei volumi.  Ho visto che i giovani ma anche i loro tecnici a casa hanno apprezzato molto questa cosa.
A proposito di questo, ci tengo ad aggiungere, che stiamo cercando di tenere un rapporto il più possibile diretto con gli allenatori che li seguono durante i periodi a casa. È fondamentale che il giovane abbia un punto di riferimento anche a casa, pur seguendo ovviamente la linea di lavoro impostata dalla nazionale. L’atleta non deve essere lasciato solo».


A proposito. Il vostro programma è concordato con Cramer?

Corradini: «Ovviamente seguiamo da sopra la linea di lavoro e i principi guida della sua red line, una condivisione di obiettivi, modificandola e adattandola alle età e ai volumi fin qui sostenuti dai nostri atleti, prima di arrivare in nazionale. È un aspetto che va gestito in maniera oculata».

Betta: «Con Markus ci siamo incontrati per definire la red line. Da allora, ci sentiamo spesso con Tommaso Custodero, per confrontarci su aspetti tecnici e metodologici dell'allenamento, scambiandoci anche video».

Giorgio Capodaglio

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