Sci di fondo | 25 aprile 2024, 19:00

Ski Classics - Bruno Debertolis e la stagione "da 9" del Team Robinson Trentino: Nöckler, Brennan, la crescita del gruppo e gli obiettivi futuri

Ski Classics - Bruno Debertolis e la stagione "da 9" del Team Robinson Trentino: Nöckler, Brennan, la crescita del gruppo e gli obiettivi futuri

L’Italia del fondo brilla sui palcoscenici internazionali e non lo fa non solo grazie ai bei risultati della truppa azzurra in Coppa del Mondo, ma anche grazie all’impegno dei sempre più numerosi attori impegnati con successo nel circuito Ski Classics. Tra questi, spicca il Team Robinson Trentino, che chiude la stagione 2023/24 al 9° posto della graduatoria a squadre Ski Classics, con margine importante su altre compagini altisonanti come ad esempio il team Janteloppet di Petter Northug (15°). Una stagione "da 9" insomma, in tutti i sensi. Tanto lavoro e una crescita graduale, che affonda le radici in una gestione ben architettata dal team director Bruno Debertolis, capace di mettere assieme una squadra dall’assetto internazionale che condensa atleti esperti di caratura mondiale come Dietmar Nöckler e Rosie Brennan con una base di fondisti più giovani e con maggiori margini di crescita. A tracciare un bilancio sulla stagione, gettando un occhio ad alcune riflessioni sulla crescita della squadra e - più in generale - del circuito Ski Classics, è proprio il team director Bruno Debertolis, intervistato da Fondo Italia.

Queste le sue dichiarazioni:

 

Come valuta la stagione del Team Robinson Trentino?

“La stagione del team un po’ si commenta da sé con il risultato finale della classifica generale per team dello Ski Classics. Però dall’altra parte vogliamo un po’ di più. Se guardiamo bene bene sono arrivati un sacco di imprevisti, tra infortuni, malattie e rotture. La stessa Rosie Brennan non ha potuto finire la stagione con noi perché ha avuto un virus al termine della Coppa del Mondo, ma il giudizio complessivo è positivo”.

Quali sono i risultati che le hanno dato più soddisfazione quest’anno?

“Sicuramente il risultato con i maschi alla Vasaloppet, con le condizioni difficili che c’erano. Tanti l’hanno sofferta soprattutto con i materiali, mentre noi siamo stati all’altezza e i ragazzi sono stati all’altezza e riuscendo a entrare in 3 nei 27 (Gustav Eriksson, Dietmar Nöckler e Patrick Fossum Kristoffersen, ndr). Con le donne il momento migliore e inaspettato è stato arrivare con due ragazze nelle prime 20 (Michaela Patscheider e Tereza Hujerova, ndr) alla prima gara”.

Il vostro è un team internazionale, come si gestisce una squadra così variopinta? A livello di allenamento ognuno si allena separatamente oppure si riesce a fare allenamenti congiunti?

“Siamo il team più internazionale possiamo dire, perché siamo composti da 6 nazioni. Partendo dall’Italia, poi considero sempre la Polonia con Justyna Kowalczyk, Norvegia, Svezia, Repubblica Ceca e Stati Uniti. Considerando che abbiamo anche i russi ai box, che per motivi noti non possono gareggiare, arriveremmo a 7. Non è semplice, perché ci sono abitudini diverse, ma per fortuna riusciamo ad amalgamare tutto e gestire la convivenza nel migliore dei modi, anche se qualche volta è un po’ più complicato. Quasi tutti si allenano separatamente a parte gli italiani, però poi nei momenti dei training camp o in occasione dei giorni prima delle gare, si decide tutti insieme come è meglio gestire le giornate per approcciare la competizione”.

Quanto è importante unire l’esperienza di atleti più navigati con l’entusiasmo di fondisti più giovani? È un binomio che in un team può funzionare?

“Può funzionare, certo. Anzi, i giovani prendono spunto dai più navigati. E se questi hanno avuto risultati, avranno il rispetto dei giovani, che li vedono come esempi da seguire. In questo, il migliore in assoluto è Didi (Nöckler , ndr). Lui è un po’ il maestro di tutti, è metodico, preciso. Sia dentro che fuori dal campo, prima e dopo le gare. E’ un bellissimo esempio da seguire e speriamo che abbia ancora voglia di divertirsi nei prossimi anni. Come sta facendo nel fondo tradizionale con tanti atleti giovani, sta dando una grossa mano anche al nostro ambiente. Bravissimo lui e bravissimi anche gli altri. Anche Gustav Eriksson è un trascinatore, ha sempre pronto il consiglio e soprattutto la battuta”.

Il circuito Ski Classics sta vivendo una crescita importante, quale crede sarà il futuro delle granfondo?

“Lo Ski Classics sta crescendo in maniera esponenziale secondo me. Lo dimostrano i risultati dell’audience e la ricerca dei media. Questo è già il secondo anno in cui molte tv nazionali scandinave seguono lo Ski Classics in diretta e non più la Coppa del Mondo e questo deve fare riflettere. Il futuro? Lo vedo sempre più roseo, lo Ski Classics non ha nulla da invidiare alla Coppa del Mondo. È sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo con il seguito dei media. E soprattutto sta facendo crescere località un po’ ovunque. A mio parere lo sci di fondo tradizionale deve tenere a mente questo prima di allontanarsi troppo da quello che è lo Ski Classics”.

Tra le vostre file si contano anche atleti di Coppa del Mondo, è difficile gestire il dualismo nazionale-team privato?

“È molto semplice. Prendiamo l’esempio di Rosie Brennan, una delle atlete di punta della nazionale statunitense. Lei fin dall’inizio ci ha detto che nel caso si potesse giocare qualcosa in Coppa del Mondo, deve rimanere concentrata su quella, poi darà spazio alle gare di lunga distanza insieme a noi. A lei piace un sacco ed era dispiaciutissima di non aver potuto gareggiare con noi nelle ultime 3/4 gare dopo le finali di Coppa del Mondo, perché ha preso un virus e non se la sentiva di rimanere ancora in Europa. Per quanto riguarda invece Nöckler, i suoi impegni ufficiali sono quelli – che sia per doveri di nazionale o di Fiamme Oro – però talvolta utilizza questo tipo di competizioni per cercare la forma ideale. È risaputo ormai che in momenti un po’ così, per ritrovare la condizione migliore spesso basta una bella granfondo di 2/3 ore".

Obiettivi per il futuro?

“Continuare su questa squadra e trovare nuovi sostenitori. Il lavoro si ingrandisce e quindi i soldi per gestire tutto devono crescere di pari passo. Stiamo cercando nuovi sponsor per crescere ulteriormente. Abbiamo una bella visibilità anche a livello internazionale e quindi non credo sia così folle pensare che qualcun altro oltre al Trentino e a Gianni Casadei con il Gruppo Robinson possano investire su di noi. Ci sono tanti altri attori più piccoli che ci stanno aiutando molto e stanno credendo in noi. Grazie al rapporto instaurato con Madshus lo scorso anno abbiamo intrapreso una strada importante e siamo stati individuati insieme a pochissimi altri come un punto per crescere all’interno di Ski Classics. Tutto questo messo insieme ha fatto sì che Ski Classics si accorgesse di noi e per il secondo anno consecutivo ci inserisse nella classifica dei migliori 4 team director. E’ merito di tutti”.

Fausto Vassoney

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