«Ho tenuto alte le mie motivazioni cambiando un po’ le cose. Ho la speranza di dimostrare che ci sono ancora, che non è finita così. La mia motivazione deriva tanto da quello, mostrare prima di tutto a me stesso che ci sono ancora».
Dopo due stagioni difficile, costellate da problemi di salute e scarsa condizione fisica, Francesco De Fabiani ha deciso di rilanciare le proprie motivazioni facendo un passo indietro e sfruttando tutta l’esperienza accumulata in questi anni.
Il valdostano del Centro Sportivo Esercito, dopo una chiacchierata con Markus Cramer a fine stagione, è entrato a far parte della Squadra A come aggregato, e d’accordo anche con il Centro Sportivo Esercito, sarà seguito da un suo ex allenatore: Stefano Saracco.
A Fondo Italia, l’azzurro è tornato sulle difficoltà avute nelle ultime stagioni, sul confronto amichevole avuto con Cramer per scegliere la soluzione migliore e su questo inizio di preparazione.
L’obiettivo è ora prepararsi al meglio ascoltando il suo corpo, per puntare a guadagnarsi la partecipazione e fare poi una bella Olimpiadi, su una pista che ama, quella della Val di Fiemme. E riguardo al futuro, Defa non esclude nemmeno di poter proseguire se dovesse ritrovare quei risultati che sa essere nelle sue corde.
Ciao Francesco. Innanzitutto come stai? Come va questa ripresa di preparazione?
«Adesso le sensazioni sono buone, mi sento bene. Certamente molto meglio di come mi sentivo un anno fa nello stesso periodo. Questo mi fa ben sperare, perché inizio da un punto di partenza diverso. Ovviamente, speriamo che tutto ciò venga poi confermato più avanti».
Le ultime due stagioni sono state davvero complicate per diverse ragioni.
«Motivi diversi, ma credo collegati. La prima è stata difficile perché mi sono ammalato di covid e ho avuto problemi respiratori, tanto da dover interrompere la stagione. Per quanto riguarda lo scorso anno, invece, la spiegazione che mi sono dato è che forse ho ripreso ad allenarmi troppo presto. Sono ripartito come sempre a maggio, facendo subito importanti carichi di lavoro. Non avendo ancora recuperato al cento per cento, questo ha influito e non sono mai riuscito a sentirmi davvero bene. Speravo che andando avanti con la preparazione le cose migliorassero, ma alle prime gare mi sono reso conto che la situazione era anche peggiore. Abbiamo così scelto di saltare Davos e il Tour de ski per recuperare. Ai Campionati Italiani sembrava andare meglio, ma lì mi sono ammalato, costringendomi a saltare anche la tappa di Cogne, alla quale tenevo tantissimo. Il focus si è spostato sui Mondiali. Prima a Falun, poi nella 10 km iridata di Trondheim, ho fatto delle buone gare, se considero le difficoltà avute. Ovviamente, però, non mi accontento di piazzamenti del genere, ho altri obiettivi, e lì ho deciso di fermarmi».
Ora riparti da aggregato della Squadra A.
«Ciò è una conseguenza diretta delle due cose, da una parte l’assenza dei risultati e dall’altra una mia volontà di cambiare qualcosa. Anche io volevo cercare nuovi stimoli e cambiare per ritrovare motivazioni. Quando per due anni ti alleni tanto, sei sempre lontano da casa, ma poi finisci per guardare le gare in tv raccogliendo zero, è difficile ripartire sempre alla stessa maniera ed essere convinto che le cose andranno bene».
Immagino che hai parlato di tutto questo con Cramer.
«Si, lo abbiamo fatto al termine della passata stagione ed era abbastanza d’accordo con quanto stavo dicendo. Il suo obiettivo è mettere gli atleti nelle condizioni migliori per andare forte ed era dispiaciuto che nelle ultime due stagioni le cose non siano andate bene. Essere aggregato mi consente in qualche modo, seppur allenandomi lontano dalla squadra, di far parte del gruppo, con cui mi trovo bene, è una bella squadra e con Markus ho un bel rapporto. Solo che negli ultimi due anni, anche a causa dei vari problemi fisici avuti, quel tipo di allenamento non ha funzionato con me».
Come mai?
«Al di là degli infortuni, come ho riscontrato più volte nella mia carriera, il mio fisico fa fatica quando si hanno dei volumi troppo alti. Quindi è il caso di tornare a fare un po’ meno, in modo da diminuire i rischi. È stato così tante volte nella mia carriera, già da junior quando caricavo troppo, il mio fisico faticava a recuperare. Spesso mi è accaduto ai Mondiali anche da senior. Spesso facevo una bella stagione fino a fine gennaio, poi il raduno pre Mondiale faceva bene a tutti tranne a me e arrivavo stanco al grande evento, per poi andare nuovamente bene nelle tappe finali della stagione. Purtroppo ho dovuto sempre fare i conti con questo mio limite e devo tenerne conto.
Da una parte ho la fortuna di avere un fisico che quando sto bene mi consente di essere tra i migliori al mondo, ma dall’altra è molto delicato e devo stare attento nel curare tanti aspetti. Rispetto ad altri devo fare maggiore attenzione, perché posso affaticarmi, ammalarmi o infortunarmi con maggiore facilità».
In ogni caso, anche nell’ultima intervista, Cramer ha mostrato di riporre ancora molta fiducia in te.
«Mi fa davvero molto piacere. Lui sa quanto bene ho fatto nella mia carriera e qual è il mio valore. Pur avendo completamente mancato le ultime due stagioni, io stesso credo di valere ancora quanto fatto negli anni passati e di poter dare il mio contributo in questa stagione che è davvero unica per l’Italia, con l’obiettivo più importante della mia carriera. La motivazione c’è e anche le sensazioni sono quelle giuste per questo periodo. Sono convinto ci siano le possibilità di fare qualcosa di buono».
A questo punto, non allenandoti con la squadra, che tipo di preparazione seguirai?
«Essendo aggregato della squadra A, vuol dire che non sarò allenato direttamente da Markus, che ringrazio per il bel confronto. Mi seguirà Stefano Saracco, che è già stato mio allenatore in nazionale. È un modo per ripartire non proprio da zero, ma seguito da un allenatore che già mi conosce bene, con cui ho un buon rapporto e soprattutto con il quale ho ottenuto ottimi risultati. Volevo una scelta sicura. Mi allenerò seguendo il programma da lui preparato, partecipando a qualche raduno della nazionale e a tanti raduni con il CS Esercito, che ringrazio per avermi dato questa occasione. La squadra di sede è allenata da Simone Paredi, che ha fatto coppia proprio con Saracco in nazionale in quelle stagioni, quindi si conoscono e mi conoscono bene».
Dopo tanti anni di carriera, ormai ti conosci abbastanza bene e sai cosa rende e cosa meno nel tuo allenamento.
«Si, anche se c’è sempre tanto da scoprire, perché l’esperienza fa tanto la differenza ma ogni volta si scopre qualcosa di nuovo. Sicuramente oggi so tante cose in più su me stesso rispetto ad alcuni anni fa. Inoltre lo stesso Saracco, avendomi già allenato, conosce le mie problematiche, per esempio qualche anno fa ebbi dei problemi alla schiena quando ero con lui, quindi sappiamo cosa non fare. Tutto questo è molto positivo».
Passiamo alle Olimpiadi. A quali gare punti maggiormente?
«Sicuramente in tecnica classica a Lago di Tesero ho sempre fatto molto bene, anche se nella 15 km. Questa volta di chilometri ce ne sono 50, ma è una delle gare olimpiche più importante e spero di meritarmi un posto. Sarebbe poi bello dare il mio contributo nelle gare a squadre. Poi non so, credo che lo skiathlon da 20 km sia più adatto a me rispetto ai 30 del passato. Purtroppo per un motivo o per l’altro nelle ultime stagioni non sono mai riuscito a farlo. Sarà importante iniziare con il piede giusto la stagione, gareggiare tanto e vedere poi, una volta qualificato, cosa mi sento».
Insomma, non escludi nemmeno la possibilità di giocarti un posto nella team sprint, format in cui hai vinto due medaglie.
«Dipende da quanto riuscirò ad andare bene in stagione. La team sprint è sempre stata una gara importante per me e lo è ancora. Certamente se dovessi qualificarmi per le Olimpiadi, eviterei di ricadere nell’errore che feci a Pechino di partecipare a troppe gare, ma punterei a quelle in cui vado più forte. Ma prima vediamo di meritarcelo».
Non dimentichiamo che nella 50 km a classico dei Mondiali di Planica lottasti per il podio, nonostante fossi molto raffreddato.
«Si, infatti sono convinto che se in buona condizione avrei tutto le possibilità di fare bene anche in Val di Fiemme, perché la pista mi piace. La 50 km è una gara su cui puntare. Ho il ricordo positivo della mia prestazione a Planica, dove ho avuto un po’ di sfortuna, perché quel giorno per uscire dalla top ten avrei solo potuto rompere un bastone e così è stato. Poi non so dire come sarei arrivato, magari non sul podio, perché non riuscivo a respirare bene, ma in top cinque si. Sono cosciente che è un format nel quale se sto bene, posso ambire a un bel risultato».
Vedendo la staffetta dei Mondiali, nella quale eri assente, pensi che l’Italia abbia le possibilità di lottare per una medaglia olimpica.
«Quel giorno mi sono chiesto come sarebbe andata se fossi stato in condizione, potendo contribuire alla causa. Magari ci trovavamo in ultima frazione con Chicco (Pellegrino, ndr) a giocarsi tutto allo sprint e l’esito sarebbe stato diverso. Per me è una nazionale italiana che può ambire al podio, perché ai Mondiali ci siamo arrivati vicino nonostante le difficoltà avute e la poca possibilità di scelta, a causa per esempio dell’infortunio di Elia (Barp, ndr) o la mia scarsa condizione.
Se quel giorno Cramer avrà ampia scelta, senza dubbio l’Italia sarà una delle squadre papabili per una medaglia. Sulla carta Norvegia e Svezia sono più avanti, poi c’è la Francia che ha spesso fatto bei risultati in questo format, mentre la Svizzera è stata una sorpresa a Trondheim. Non dimentichiamo, poi, che la Finlandia non aveva Niskanen. Insomma le staffette non si giocano prima, ma si vedono sul campo. Io penso che se al completo, l’Italia abbia delle buone possibilità di medaglia, indifferentemente da chi sarà schierato».
Con le Olimpiadi di Milano-Cortina si chiuderà la carriera di Federico Pellegrino. Tu pensi di andare avanti anche oltre?
«Molto difficile da dire, al momento non ho alcuna certezza, se non che farò questa stagione al massimo. La mia speranza e motivazione è di ottenere dei risultati positivi, poi si vedrà. Se le cose vanno bene, come spero, allora non sarà la mia ultima stagione».