Nella prossima Coppa del Mondo di sci di fondo, 13 delle 29 gare in calendario saranno sprint, comprese due team sprint: il 44% del totale. Una scelta che non è passata inosservata e che ha diviso le protagoniste del circuito. La più critica, fin dalla prima diffusione dei calendari da parte della FIS è stata la svedese Ebba Andersson che ad inizio estate ha espresso disappunto alla tv svedese SVT: “Speravo che lo sci tradizionale avrebbe conservato molto di quello che aveva prima”. La 28enne, che ha una passione per le maratone di sci e, una volta mandata in vacanza la Coppa del Mondo, si dà da fare nello Ski Classics, non ha nascosto che questo calendario le rende difficile pensare alla vittoria della Classifica Generale, soprattutto quando le Olimpiadi sono l’evento clou della stagione: “Devo davvero pensare in quale paniere mettere le mie uova”.
Il quotidiano norvegese Dagbladet, ha approfittato invece di un incontro con le atlete di casa in raduno ad Hafjell per sondare il terreno sulla questione prendendo spunto proprio dalle parole della “rivale”.
Il dato percentuale delle gare di velocità sul totale ha sorpreso la norvegese Kristin Austgulen Fosnæs, che non aveva fatto i conti, sebbene sia meno scettica della svedese: “Mi sembra tanto” ha commentato, pur ammettendo che ormai “ci sono sempre più specialiste tra sprinter e distancer”. Lei, da atleta di distanza, preferirebbe “più gare lunghe, perché credo che le gare più lunghe mi si addicano di più”, ma riconosce che probabilmente “uno sprinter direbbe il contrario”.
Di tutt’altro avviso Tiril Udnes Weng, che non vede alcun problema nell’aumento delle sprint. Anzi, ne approfitta per una frecciatina a Andersson: “Il fatto che sia il 44% è normale. Oggi abbiamo velocisti e fondisti puri. Che ci siano lo stesso numero di gare… penso che lei debba accettarlo. Se guardi la TV, le sprint sono un po’ più emozionanti, ma capisco il suo punto di vista: per lei è un po’ dura. Ma così va il mondo.».
Anche Julie Myhre, più votata alle sprint, guarda alla questione dal punto di vista dello show offerto, tanto al pubblico da casa che a quello presente sul posto. Per la 29enne la scelta risponde a una logica chiara: “Dobbiamo ricordare che facciamo intrattenimento. Il pubblico, in pista o in TV, vuole emozioni. Sprint, mass start e team sprint le offrono più spesso”. Allo stesso tempo, riconosce che “anche una partenza ad intervalli ben raccontata può funzionare” ma vede nell’introduzione di format sempre più brevi “un modo per mantenere alta l’attenzione”.
Nora Sanness, che come Ebba Andersson è specialista delle gare sulla distanza, invita invece a ridimensionare il problema: “Capisco che sia frustrante nell’ottica della Coppa del Mondo generale, ma generalmente gli svedesi puntano più ai grandi eventi che alla classifica stagionale, soprattutto in un anno olimpico. Non so quanto sia davvero un problema”.
Dal punto di vista tecnico, l’allenatore della squadra femminile norvegese, Sjur Ole Svarstad, sembra allinearsi alla visione più pragmatica che guarda alla stagione completa, anche al di fuori del massimo circuito: “Penso che sia una distribuzione equa. Trovo che sia molto positivo per noi avere una serie di gare sprint. Dobbiamo selezionare una squadra non solo per le gare distance, ma anche per le gare sprint alle Olimpiadi.” Nel programma dei Giochi di febbraio in Val di Fiemme, infatti, sprint e team sprint saranno presenti insieme alle gare distance.
La stagione inizierà a fine novembre a Beitostølen (proprio con una sprint) per i norvegesi e poi a Ruka, in Finlandia, per la prima tappa di Coppa del Mondo; ma il dibattito – e la battaglia – tra svedesi e norvegesi è, a quanto pare, già aperto.