“Cosa vuol dire essere il figlio di Lukas Bauer? Non ho mai provato una sensazione diversa, quindi direi che per me è una cosa normale”. Il giovane Matyas Bauer non sembra farsi intimorire minimamente dalla pesante eredità che – da figlio dell’iconico Lukas, vera e propria bandiera dello sci di fondo in Repubblica Ceca – porta sulle spalle. Il figlio d’arte lo ha confessato nelle scorse ore ai microfoni del podcast “Skirious Problems”, dove tra battute e riflessioni più profonde si è sottoposto alle domande dei suoi colleghi Mika Vermeulen e James Clugnet, raccontando il suo approccio al mondo dello sci di fondo professionistico.
Considerato un promettente talento emergente del fondo ceco, Matyas Bauer si gode le prime esperienze in Coppa del Mondo, dove poco prima di compiere 20 anni ha esordito lo scorso anno sulle nevi di Falun. Quelle stesse nevi che 9 anni prima avevano permesso a Lukas Bauer di centrare quello che è forse il risultato più importante della sua lunga e memorabile carriera, vincendo la medaglia d’argento nella 50 km in classico dei Mondiali, battuto solamente da Petter Northug in una storica volata. Ritiratosi dalla scena internazionale dopo i Mondiali di Lahti 2017, Bauer padre accompagna ora con passione la crescita di Bauer figlio, intervallando le uscite al seguito di Matyas con gli impegni che derivano dal suo ruolo da Race Director del circuito Ski Classics.
Una crescita, quella del classe 2004, che si poggia su buoni risultati raccolti negli anni – tra cui una top 30 (era tra i più giovani in gara) nella 10 km dei recenti Mondiali di Trondheim e alcune top 5 nel circuito di Fesa Cup – ma che è destinata a proseguire sull’onda della determinazione e della voglia di emergere che di certo non mancano al giovane fondista. Bauer non nasconde infatti la grande mole di lavoro che regolarmente accompagna la sua preparazione, ammettendo davanti agli ammirati Vermeulen e Clugnet che il suo volume di allenamento sfora da ormai diversi anni il tetto delle 1000 ore. E questo perché Bauer segue una preparazione personalizzata, che si allontana dalle linee guida della Federazione Ceca, con cui ha recentemente avuto diversi screzi: “Il fatto che mi alleni così tanto, non nella maniera tipica della Repubblica Ceca – ammette -, è qualcosa che non apprezzano molto. Che io faccia le cose a modo mio, insomma. Ma è qualcosa con cui devi convivere e quando raggiungi i risultati che vuoi, non importa cosa dicono gli altri”.
Ma la chiacchierata con i due conduttori dell’eccentrico podcast si sviluppa – inevitabilmente – anche attorno al tema del cognome pesante che accompagna Matyas Bauer, rendendo il suo percorso certamente carico di aspettative e paragoni. Sebbene le gesta del padre – che nel palmarès conta 2 argenti mondiali, 3 medaglie olimpiche, 1 Coppa del Mondo e 2 Tour de Ski – abbiano sempre proiettato su Matyas un’ombra imponente, il giovane fondista ceco ammette di non essersi mai sentito obbligato a seguire le orme di papà Lukas, tanto da essersi immaginato prima come calciatore che come sciatore. “Ho messo tutte le mie energie nel calcio fino a 14 anni – spiega –, poi non so cosa sia successo, ma ho cambiato e sono passato allo sci di fondo. Sono stato fortunato che entrambi i miei genitori non mi abbiano spinto in nessun modo a scegliere il fondo”.
Proseguendo, Bauer avanza alcune osservazioni sulla fama del padre in Norvegia: “Sono stato a Lillehammer (per la festa nazionale norvegese lo scorso 17 maggio, ndr) e credo che il suo nome sia più conosciuto in Norvegia che in Repubblica Ceca. Sono rimasto sorpreso che in Norvegia ci siano più persone che lo conoscono rispetto al nostro paese”. Poi si sofferma sul fatto che il cognome possa alle volte risultare ingombrante e aggiunge: “Essere figlio di Lukas Bauer apre molte porte, ma ne chiude anche molte. Il mio allenatore è abbastanza simile a lui e sono buoni amici, perché è colui che l’ha allenato per la maggior parte della sua carriera. Hanno avuto delle dispute con la Repubblica Ceca. In alcune cose posso ritenermi fortunato, ma a volte quando si deve scegliere tra due persone, scelgono quello che è più favorevole alla Federazione”.
