Sci di fondo | 18 dicembre 2017, 21:29

L'ULULATO DEL BUBO - Puntata 1. "Klæbo sembra imbattibile. Le donne italiane mi preoccupano"

Primo appuntamento con la nuova rubrica di fondoitalia.it. Fulvio "Bubo" Valbusa dice la sua opinione su quanto avvenuto nel weekend dello sci di fondo.

Credits: Francesco Paone

Credits: Francesco Paone

Si inaugura quest’oggi una nuova rubrica: “L’ululato del Bubo”, uno spazio interamente dedicato ai pensieri di Fulvio “Bubo” Valbusa.

Il campione olimpico con la staffetta a Torino 2006 – capace inoltre di conquistare due vittorie e quattordici podi in Coppa del Mondo a cui vanno sommati un argento e un bronzo iridati a livello individuale, nonché un altro argento olimpico e tre bronzi ai Mondiali nelle gare a squadre – oggi è la voce tecnica dello sci di fondo su Eurosport.

Come un lupo solitario, fiero e privo di padroni, l’ex fondista veronese dirà periodicamente la sua opinione in merito a quanto avvenuto nel circuito del fondo. Cominciamo l’avventura analizzando quanto accaduto sinora con uno sguardo particolare sul weekend di Dobbiaco.

Bubo, come giudichi l’inizio di stagione dell’Italia?
“Bisogna essere sinceri. È stato un principio di inverno avaro di soddisfazioni, escludendo però Federico Pellegrino, che dal canto suo sinora ha fatto molto bene. Se mi permetti vorrei iniziare l’analisi dal settore che mi preoccupa di più, ovvero quello femminile”.  

Prego. Cosa hai da dire sulle ragazze italiane, che sinora hanno raccolto briciole?
“All’inizio della stagione si pensa sempre di essere sempre troppo carichi di lavoro, di conseguenza si aspettano le gare per smaltire i carichi e guadagnare un po’ di velocità. Ahinoi finora la velocità non è proprio arrivata. Domenica sera ero molto scoraggiato e per capire bene la situazione ho deciso di utilizzare il metodo di Benito Morriconi, ex allenatore di Manuela Di Centa e Gabriella Paruzzi, che con le sue ragazze faceva il conto dei metri di distacco presi in una gara. Cioè lui trasformava i secondi di ritardo in metri, per far capire alle sue atlete quanto erano lontane dalle migliori”.  

Cosa è saltato fuori dai tuoi calcoli?
“Facciamo l’esempio della 10 km in alternato di Dobbiaco. La migliore italiana ha preso 650/700 metri da Bjørgen. La peggiore 1.200 metri! Sai cosa vuol dire? Che per renderle competitive per la vittoria è come se noi dovessimo fare partire le nostre ragazze almeno 600/700 metri davanti a tutte le altre! È un’assurdità, perché è un’enormità di spazio. Questo dato fa davvero riflettere e penso che ci si debba fare un esame di coscienza. Non si chiede di certo alle italiane di lottare per vincere, ma al tempo stesso non si possono prendere 700 metri di distacco su 10 chilometri! Credo che sia lecito aspettarsi un miglioramento, anche perché ormai siamo al Tour de Ski, dove spero ci possa essere una crescita”.

Passiamo al settore maschile. Pellegrino ha sicuramente fatto bene, ma gli altri?
“Si è visto qualcosa in più, anche se siamo molto distanti da quello che pensavamo di vedere. De Fabiani sta facendo una stagione strana, perché si è espresso a corrente alternata. In particolare quando non era atteso ha fatto bene, mentre quando ci si aspettava il risultato – come nella 15 km a inseguimento di Dobbiaco – è mancato. È anche vero che gli inseguimenti sono gare anomale, dove le circostanze possono giocare un ruolo chiave, figuriamoci poi in quello del weekend, fatto all’incontrario con lo skating prima dell’alternato. Sicuramente è una competizione in cui senza esperienza è molto difficile gestirsi e De Fabiani ha pagato il fatto che tutti abbiano tirato alla morte sin dal primo metro, perché davanti non volevano farsi prendere da Klæbo, mentre dietro c’erano specialisti dell’alternato indemoniati. In particolare credo che Francesco sia stato bollito da un Poltoranin partito a bomba. In una situazione del genere, se non si è al top della forma, la ‘cotta’ è dietro l’angolo. Quindi penso la sua prestazione difficile sia derivata proprio dallo schema venutosi a creare. La nota positiva è ‘Soldatino’ Salvadori, il cui inseguimento di Dobbiaco è stato emblematico riguardo la sua personalità. Non mi nascondo, questo ragazzo mi piace tantissimo perché lui da’ sempre tutto. Per sua stessa ammissione è partito troppo forte e dopo 3 km si sentiva già al gancio, però ha stretto i denti e ha tenuto fino in fondo, arrivando ventesimo recuperando tante posizioni. Questo vuol dire che ha la volontà di arrivare e di sacrificarsi, ed è quello che vorrei vedere anche nelle nostre ragazze”.

Quindi torni a parlare del settore femminile?
“Sì, perché sono proprio preoccupato. Possono esserci stati dei problemi, qualcuna ha avuto un virus e via dicendo, ma in generale non posso fare a meno di notare la differenza di approccio all’uscita del cancelletto. Le norvegesi fanno i primi 200 metri a tutta, ma lo stesso discorso vale per le americane e tante altre. Schizzano fuori con una grinta fuori dal normale. Le italiane invece quando escono dal cancelletto sembrano il miele quando viene svuotato fuori da un secchio, sai quando esce lento lento. Sarò critico, ma così è. Ecco, vorrei vedere tanto sacrificio e sarei già contento, indipendentemente dal risultato. Comunque, chiudiamo la parentesi Italia e passiamo al discorso generale”.

Va bene, iniziamo dalle donne. Marit Bjørgen è tornata al successo, ma sinora ha dato l’impressione di non essere più una dominatrice e soprattutto di essere più competitiva in alternato che a skating. Tu che idea ti sei fatto?
“Lei non ha più 20 anni, anzi oramai ne ha quasi 40. Io mi sono fatto l’idea che abbia deciso di concentrarsi su una tecnica sola, appunto l’alternato. Quest’anno ci sono le Olimpiadi e per lei saranno le ultime della carriera. Credo che non voglia rischiare e abbia scelto di puntare sulla tecnica classica per andare a prendersi lì le medaglie pesanti. Anzi, aggiungo che secondo me anche l’altra vincitrice di Dobbiaco, Charlotte Kalla, ha fatto la stessa scelta, ma in senso opposto. Penso abbia deciso di concentrarsi sullo skating, dove è sempre stata più forte. Anche lei ormai ha 30 anni e quelle di PyeongChang potrebbero essere le sue ultime Olimpiadi. Magari non sarà così, ma non è scritto che voglia proseguire fino al 2022. Però per questo 2018 non vuole rischiare e ha deciso di puntare tutto sulla tecnica libera. Sembra quasi che Marit e Charlotte si siano messe d’accordo per spartirsi le due tecniche. Chiaramente non è così, però credo abbiano un indirizzo ben preciso su dove andare a raccogliere gli ori”.

Passiamo agli uomini. Klæbo è stato impressionante, vincendo 7 delle 8 gare disputate sinora. Il solo neo sembrano le 15 km a skating, dove tra l’altro proprio sabato ha subito l’unica vera sconfitta stagionale. Cosa pensi di lui?
Klæbo dal mio punto di vista può essere imbattibile in tutti i format. Ha avuto un piccolo problema a cronometro, perché probabilmente non ha saputo gestire una gara con una neve velocissima in skating e si è forse fatto sorprendere dagli avversarsi in una giornata in cui era necessario fare tantissima velocità, come dimostrato dal fatto che la competizione è stata portata a termine in meno di 30 minuti. Non ho ricordi di 15 km così veloci. Gli è mancata un po’ di esperienza, ma io credo che adesso come adesso se corre in qualsiasi gara possa vincere la medaglia d’oro e sia praticamente imbattibile, perché lo ha dimostrato sul campo”.

Però questo inizio di stagione ha proposto al vertice anche un coetaneo di Klæbo, il russo Alexander Bolshunov. Cosa ci dici sul suo conto?
“Bolshunov come Klæbo è un ragazzo che andrà molto lontano, perché è forte in entrambe le tecniche con un modo di sciare moderno. Ovvero tengono ritmi elevatissimi, andando un po’ a sacrificare la bellezza del gesto atletico. Dai! Non venitemi a dire che Klæbo in salita è bello da vedere, sembra un bisonte della Marcialonga, ma è una sciata redditizia ed è questo ciò che conta. Bolshunov però a differenza di Klæbo è meno calcolatore, gli manca un po’ di testa. Il norvegese è un orologio, è intelligente, corre con furbizia, sa come leggere le gare. Invece Bolshunov non è così scaltro e calcolatore, quando sta bene butta fuori tutto e o la va o la spacca. Ha un modo di correre molto russo, alla Ustiugov”.  

Un po’ a sorpresa sinora il numero 2 è stato Maurice Manificat. Cosa ci dici sul francese?
“Ha trovato le condizioni ideali per un pattinatore eccelso come lui, soprattutto sulle sue piste preferite come Davos. Per esprimersi al meglio ha bisogno di una neve da centro Europa: aggressiva, veloce, problematica nelle discese. Non una neve che lega dove bisogna fare forza, lui ha bisogno di far correre lo sci e in questo particolare è uno dei migliori. Manificat su una pista olimpica come quella di PyeongChang può fare veramente grandi cose. Se ci saranno le condizioni di neve di Davos e Dobbiaco può anche pensare di far saltare il banco e battere tutti, norvegesi e russi compresi”.  

Invece sono ancora a secco di vittorie i due grandi protagonisti dell’anno scorso, ovvero Sergey Ustiugov e soprattutto Martin Johnsrud Sundby. Che idea ti sei fatto su di loro?
“Ustiugov lo vedo come una macchina da guerra. Secondo me non può andare fuori forma, ha un fisico talmente impressionante che può tenere tutta la stagione ad altissimo livello. Bisogna capire su cosa punterà alle Olimpiadi, non può fare tutto. Attenzione a lui, perché domenica dietro a Klæbo a un certo punto ciondolava, sembrava che stesse morendo, e invece è riuscito a difendersi da Poltoranin che da dietro rimontava come un aeroplano. Non molla mai, neanche quando sembra spacciato”.

Su Sundby invece cosa pensi?
“Credo che faccia il pensiero di Bjørgen e Kalla. Sta guardando tanto alle Olimpiadi cercando di calcolare dove può fare risultato per portarsi a casa quella medaglia d’oro che gli è sempre mancata. Dovrà capire le gare che non correrà Klæbo, perché il giovane Johannes ha scombussolato il piccolo mondo norge del vecchio Martin, che ora deve decidere dove concentrare tutte le sue forze per portare a casa il massimo risultato. Non preoccupiamoci se adesso arriva 10° a mezzo minuto, non può essere diventato uno scartino in un momento. Se sta andando così ci sarà sicuramente un motivo e verrà fuori verso la metà di febbraio”.

Francesco Paone

Ti potrebbero interessare anche: