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Biathlon – Halvarsson: “Gestire i nervi la sfida più difficile. L’argento a Lenzerheide? Il più grande risultato della mia vita”

Foto Credits: Dmytro Yevenko

L’ultima stagione invernale, tra Coppa del Mondo e Mondiali, ha regalato a Ella Halvarsson diverse soddisfazioni e acuti di notevole importanza. Per la svedese, infatti, il 2024/25 è stato un anno sportivo memorabile, segnato dalla vittoria di un argento iridato nell’individuale di Lenzerheide (oltre a un bronzo in staffetta) e caratterizzato anche da una due vittorie di squadra in Coppa del Mondo (single mixed di Kontiolahti e staffetta di Anterselva), nonché un convincente 18° posto nella generale di Coppa. Un salto di qualità che ha permesso alla classe 1999 di mettersi in evidenza, consolidando il suo posto in squadra A e affermandosi come elemento fondamentale anche nelle staffette della Svezia. Ma come vive gli allenamenti Halvarsson? Quali insicurezze e convinzioni la accompagnano nella vita quotidiana da sportiva di alto livello?

Glielo ha chiesto l’IBU, che attraverso il consueto format “My Monday routine” ha esplorato più da vicino il personaggio di Halvarsson. Tra i temi affrontati, quello dell’autocritica, sfera a cui Halvarsson cerca di dare il giusto peso: “Se mi considero una perfezionista? No, cerco di essere concentrata ma non troppo severa. So su cosa devo lavorare e lo faccio. Cerco di superare rapidamente un brutto poligono, perché quando si cerca di essere troppo perfetti, si pensa a ogni errore e questo crea altri errori”.

Lo sguardo si rivolge poi ai punti deboli, che Halvarsson individua nella sua tendenza a innervosirsi e farsi prendere dall’ansia prima delle competizioni: “Quando partecipo alle gare, sono sempre nervosa. Questa è una sorta di paura. Ma non mi lascio fermare. Se si tratta di una discesa difficile, ad esempio, a volte ho paura”. Una tendenza che però, con l’esperienza, la svedese sembra essere riuscita a tenere a bada, riuscendo a concentrarsi su se stessa e sulle proprie capacità: “La sfida più grande? I miei nervi; sono sempre stata nervosa fin da piccola. Mi capitava di vomitare prima delle gare, non andava molto bene! Superare questo problema e riuscire a gestire i nervi è stata una grande sfida. Da adolescente ho deciso che non funzionava e che dovevo smettere. All’inizio ci sono stati alti e bassi, ma poi è andata meglio”.

Ora, da affermata atleta internazionale, Halvarsson trova davanti a sé nuove sfide, come quella di dover far fronte ai grandi carichi di lavoro e al dispendio energetico legato alle lunghe e frequenti trasferte. “La parte più difficile di essere un’atleta professionista? Penso che sia semplicemente la stanchezza – aggiunge la biatleta -. Durante l’estate e l’anno di allenamento si fa così tanto che non si hanno più energie per la vita normale. Questo e il fatto di stare così tanto lontano da casa”.

Tanti ostacoli, tante difficoltà da affrontare, che tuttavia vengono ripagate quando i risultati si conformano alle altissime aspettative. Per la svedese è successo proprio nell’individuale di Lenzereheide, dove è riuscita a chiudere senza errori, prendendosi un secondo posto memorabile alle spalle della sola Julia Simon. E infatti è proprio quella la conquista a cui Halvarsson tiene di più: “Il mio bene più prezioso? In questo momento è la mia medaglia d’argento ai Campionati del Mondo. È il più grande risultato della mia vita e significa molto per me”.

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