Sci di fondo | 14 ottobre 2019, 16:33

Fondo - Intervista a Paolo Ventura: dall'esordio sulle code di Bolshunov al sogno Tour de Ski nella sua Val di Fiemme

Il giovane trentino ha parlato a Fondoitalia: "Che belli quei chilometri alle spalle di Bolshunov nel giorno del mio esordio, ma ho ancora tanta strada da fare; le Olimpiadi nella mia Val di Fiemme? Esserci sarebbe un sogno"

Foto di Stefano Jeantet

Foto di Stefano Jeantet

Nella passata stagione ha esordito in Coppa del Mondo nella 15km in classico di Cogne, facendo anche una bella figura e arrivando a un passo dalla zona punti. Paolo Ventura ha dimostrato di avere già un bel passo, ma soprattutto tanto coraggio, visto che in quell’occasione per alcuni chilometri ha provato a tenersi attaccato a Bolshunov, con tutti i rischi del caso, di andare fuori giri.

Il ventitreenne di Tesero ha meritato così la fiducia di allenatori e responsabili dello sci di fondo italiano, che hanno deciso, seppur classe 1996, di inserirlo nel gruppo della nazionale Under 23 per facilitare il passaggio del giovane del CS Esercito tra i senior. Un po’ quello che venne fatto lo scorso anno con Stefan Zelger, oggi entrato in nazionale A.

Di questo abbiamo parlato con Paolo Ventura, che a Fondoitalia ha fatto il punto della situazione sulla preparazione estiva, ricordato la bellissima gara di Cogne, chiarito gli obiettivi per la prossima stagione e quella voglia di poter gareggiare finalmente nella sua Val di Fiemme, a cominciare dal prossimo Tour de Ski sognando i Giochi del 2026.

Ciao Paolo. Com’è stato il ritorno sulla neve?
«Quella dello Stelvio è stata una bella settimana. Abbiamo sciato ma ci siamo anche allenati molto sugli skiroll, corso e fatto palestra. Tornare sugli sci è sempre piacevole. Ormai non sciavamo da maggio, quindi le prime sensazioni sono sempre un po’ particolari, bisogna ritrovare confidenza con il mezzo».

Gli allenatori ti hanno dato fiducia, lasciandoti ancora nel gruppo Under 23, seppur ormai salito di categoria. Ti ha fatto piacere?
«Questo significa tanto per me, anche perché da tempo mi alleno assieme agli altri atleti della valle e in questa maniera potrò continuare a farlo, avendo lo stesso programma. Non mi aspettavo di ricevere questo attestato di stima dai tecnici, si vede che credono in me e spero di ricambiarli. Restare in squadra è uno stimolo in più».

Anche perché lo scorso anno Stefan Zelger era nella tua stessa posizione ed oggi è entrato in Squadra A.
«Vero, ho davanti a me l’esempio di Stefan, arrivato in nazionale maggiore. Posso solo augurarmi di fare la stessa strada».

Torniamo allo scorso 17 febbraio, quando a Cogne hai ben impressionato nel giorno del tuo esordio in Coppa del Mondo; ti aspettavi di sfiorare la zona punti?
«È stata una gara particolare, perché sentivo l’emozione per l’esordio ma all’inizio non nutrivo grandi aspettative, in quanto la prima gara di Coppa del Mondo è sempre difficile. Alla vigilia della gara, però, quando ho visto l’ordine di partenza, ho calcolato che Bolshunov sarebbe passato al transito proprio quando io sarei uscito dal cancelletto, allora mi sono detto che avrei fatto di tutto per tenerlo. Così è stato, anche se il russo è andato più veloce del previsto, quindi è passato al transito un po’ prima della mia partenza. Sono stato costretto ad andare subito a tutta per riprenderlo, l’ho fatto e per diversi chilometri sono anche riuscito a tenerlo, fino a quando mi ha staccato in discesa. Mi ha preso tre metri e non l’ho più visto. Addirittura ai 3,3km avevo il terzo intermedio, poi ho cotinuato con il mio ritmo, ma non sono saltato, anzi, sono anche riuscito a chiudere bene. Insomma posso essere soddisfatto per il mio esordio, ho chiuso a 16” dalla zona punti ed è stata una bella esperienza».

Ripensandoci oggi, cosa è significato per te resistere diversi chilometri sulle code di un fondista come Bolshunov nel giorno dell’esordio?
«Sicuramente mi ha stimolato. Quel giorno lui andava veramente a un ritmo diverso rispetto a tutti gli altri e vinse nettamente. Ripensandoci, probabilmente se avessi trovato un atleta più lento di una quindicina di secondi al giro, magari l’avrei retto fino alla fine e sarei andato a punti».

Cosa hai imparato da quell’esperienza?
«Ho capito che bisogna ancora lavorare tanto, perché il livello è altissimo. Ci sono diversi atleti della mia età che vanno di più. Certo Bolshunov e Klæbo sono fenomeni unici, fanno una gara a parte».

Parliamo del gruppo con cui ti stai allenando. Cosa pensi dei nuovi arrivati, Del Fabbro, Dellagiacoma e Graz?
«Sono giovani e spingono veramente forte. Hanno tanta voglia di allenarsi e sicuramente hanno ulteriormente alzato il livello. C’è un bel clima, perché sappiamo quando scherzare tra noi e quando invece essere seri ed allenarci. Spingiamo tutti al massimo e andiamo molto d’accordo. È stata una bella estate».

Rispetto al resto del gruppo tu non avrai il Mondiale Under 23; qual è quindi il tuo obiettivo per la prossima stagione?
«Quello principale è la convocazione per il Tour de Ski. Per riuscirci sarà importante partire subito bene nelle prime gare della stagione. Altrimenti mi piacerebbe in ogni caso tornare in Coppa del Mondo in una gara in classico. Certo, essendo di Tesero, partecipare al Tour de Ski avrebbe un significato particolare».

La tua Tesero ospiterà anche le gare di fondo delle Olimpiadi di Milano e Cortina 2026; allora avrai trent’anni, pensi mai all’opportunità di partecipare a un’Olimpiade sulla pista in cui sei cresciuto?
«Sarebbe bellissimo e ovviamente vorrei esserci. È troppo presto però per dirlo, perché avrò trent’anni e vedo che dietro di noi ci sono diversi giovani che stanno crescendo molto bene. Certo le Olimpiadi casalinghe arriverebbero proprio nel mio periodo di massima maturazione, ma è meglio non pensarci troppo e fare un passo alla volta. Posso solo dire che per tutti noi fiemmesi, le Olimpiadi nella nostra valle rappresentano un sogno che si realizza. Sarebbe certamente bello partecipare da atleta, ma se anche ciò non dovesse accadere, sarà comunque bello vivere il clima di quei giorni e assistere alle gare da appassionato. La Val di Fiemme non vede l’ora che arrivi quel giorno»

Giorgio Capodaglio

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