Biathlon | 07 marzo 2024, 16:35

Biathlon - Verso Soldier Hollow, Andrea Zattoni descrive il tracciato e parla delle problematiche quota e jet lag

Foto credit: Dmytro Yevenko

Foto credit: Dmytro Yevenko

C’è curiosità e attesa in vista della tappa di Coppa del Mondo a Soldier Hollow, negli Stati Uniti, località dove alcuni atleti si trovano a gareggiare per la prima volta, mentre altri hanno esperienze a livello giovanile.

Il weekend statunitense nasconde molte incognite: oltre a pista da scoprire e neve, ovviamente, vi è il fattore fuso orario e anche quello dell’adattamento alla quota, che è tutt’altro che banale gareggiandosi a 1750 metri di altezza.

L’allenatore di fondo della squadra maschile della nazionale italiana di biathlon, Andrea Zattoni, ha descritto il tracciato a Fondo Italia. «Fino a ieri abbiamo trovato neve molto lenta. Martedì perché arrivavamo da una nevicata, mentre mercoledì perché la temperatura non era scesa quanto ci si aspettava. Per oggi è previsto brutto tempo. Ho però notato che sotto vi è un fondo di neve artificiale, quindi se la temperatura dovesse scendere, dovrebbe uscire una pista veloce.
A mio parere, il tracciato non ha dei veri e propri punti chiave. È una pista sulla quale devi sempre continuare a lavorare. Ci sono una successione continua di curve, salite, discese, curve e ancora salite. Abbiamo giusto una discesa un po’ più lunga, proprio poco prima del poligono, dove ci si può mettere in posizione e recuperare un attimo. Ma anche l’ingresso al poligono non è semplice, in quanto vi sono trecento metri da spingere in leggera salita. Non è assolutamente banale».


Anche perché vi è il fattore quota: «Certamente questa si farà sentire - sottolinea l'allenatore delle Fiamme Gialle - perché la pista è a 1750 metri e non c’è vegetazione. Penso che la sentiranno un po’ tutti, magari chi vive in basso può avere qualche problema in più. In questi primi giorni, abbiamo svolto delle sessioni a bassa intensità, cercando di stare attenti al ritmo di allenamento, per adattare un po’ il corpo alla situazione. Nel breve non abbiamo potuto fare nulla di specifico, proprio per assenza di tempo. Siamo tornati da Nove Mesto, che è 600 metri, siamo andati qualche giorno a casa, poi subito a Oslo che è 350. La quota però non mi preoccupa più di tanto. Si dice sempre che alcuni soffrono di più rispetto ad altri, ma io alla fine ho visto vincere sempre i più forti. Ovvio che se vivi a 1600 o 200 metri fa la differenza, perché puoi avere bisogno di meno o più adattamento».

Zattoni non è per nulla preoccupato per quanto riguarda il discorso fuso orario. «I ragazzi stanno tutti abbastanza bene. Anche loro hanno lottato un po’ per gestire il fuso orario in questi primi giorni, proprio come sta succedendo a me. C’è chi ha dormito di più in aereo e chi meno, sono scelte personali, legate anche alle proprie abitudini per chi ha già viaggiato di più.
Io credo che il fuso orario sia il minore dei problemi. Già mercoledì mattina, quando io mi sono svegliato molto presto a causa del jet lag e sono andato a fare colazione, erano presenti meno atleti rispetto al giorno prima. Buon segno, vuol dire che si stanno abituando».


Domenica la gara femminile partirà alle 10 locali, le 17 in Italia, in quanto il fuso orario diminuirà di un’ora perché negli Stati Uniti il passaggio all’ora legale avviene con due settimane di anticipo rispetto all’Italia, mentre quello all’ora solare una settimana dopo. Per Zattoni, comunque, anche l’inusuale orario mattutino non cambierà molto le cose: «Alla fine sono tutti abituati ad allenarsi mediamente alle 8.30 o 9.00 di mattina. Sicuramente cambia per gli skiman (ride, ndr), visto che loro solitamente vanno in pista quattro o cinque ore prima della gara». 

Giorgio Capodaglio

Ti potrebbero interessare anche: