Biathlon | 11 febbraio 2020, 08:36

Biathlon - Il punto di Pietro Dutto: speciale Anterselva 2020

L'ex atleta della nazionale, che commenterà il Mondiale sulle reti RAI, ha parlato dell'evento che partirà giovedì ad Anterselva: «Ha ragione Curtaz: la polemica Vittozzi-Wierer darà quel pepe in più"

Foto di Stefano Jeantet

Foto di Stefano Jeantet

Il Mondiale di Anterselva è ormai alle porte, gli atleti hanno ultimato il piccolo richiamo di preparazione in vista del grande evento italiano e tra pochi giorni verranno assegnate le prime medaglie. Ovviamente proprio ad Antholz 2020 è dedicato l’appuntamento settimanale con “Il punto di Pietro Dutto”. L’ex azzurro, che commenterà il Mondiale ai microfoni della RAI, ha fatto alcune considerazioni su quello che vedremo nelle prossime settimane, dicendo anche la sua sulla polemica Vittozzi-Wierer della scorsa settimana. Dutto ha voluto però prima di tutto partire dai risultati positivi ottenuti dagli atleti italiani ai Mondiali Giovanili.

Ciao Pietro. Ormai mancano pochi giorni al Mondiale di Anterselva; sei pronto?
«Prontissimo, ma prima torniamo indietro nel tempo. Mi piacerebbe iniziare dai nostri giovani che hanno partecipato con ottimi risultati ai Mondiali Juniores e Giovani di Lenzerheide».

Effettivamente sono arrivate tante soddisfazioni per l’Italia. Cosa ti ha lasciato questo Mondiale?
«Tanti elementi positivi. Le attese della vigilia erano tante, in quanto avevamo diversi atleti in grado di far bene. Direi che il bilancio è più che positivo, anche se dobbiamo sempre ricordarci che si tratta soltanto di giovani e non contano solo le medaglie. Forse è mancato l’acuto dei nostri golden boy della juniores, ma per me anche questa non è una cosa negativa. Soprattutto Bionaz e Giacomel hanno disputato delle ottime gare, hanno mostrato le loro potenzialità e il proprio biathlon, quindi pur non avendo vinto medaglia restano all’interno del loro ottimo percorso di crescita. Alla fine, gareggiando contro atleti che hanno già esperienza su palcoscenici più importanti, sono rimasti sempre vicino ai migliori, confermando il proprio valore. Magari vincendo una medaglia avrebbero attirato ulteriori attenzioni rispetto a quante ne abbiano già. Prima del Modiale avevo incontrato Tommaso (Giacomel, ndr) a Lago di Tesero e mi aveva fatto un’impressione più che positiva. Appena questo ragazzo farà quel passo in più al poligono, potremo essere certi del suo ottimo avvenire. Vorrei far notare anche il buon mondiale di Samuela Comola, che ha fatto dei passi avanti sugli sci e sui quattro poligoni può dire la sua visto il suo grande talento al tiro. L’augurio è che cresca ancora nel fondo».

Davvero impressionanti sono state le prestazioni delle tre “Giovani”, Linda Zingerle, Rebecca Passler e Hannah Auchentaller.
«Non è una novità, perché queste ragazze stanno completando un buon percorso di crescita. Vengono tutte da Anterselva e già questo fa capire tanto, vengono da famiglie dove si mangia pane e biathlon. Lo sci club locale è di altissimo livello, poi Hannah e Rebecca hanno anche avuto la fortuna di crescere ancora sotto lo sguardo attendo di Pallhuber nel CS Carabinieri. Ora l’importante è non montarsi la testa, perché leggo già gente che le vorrebbe in IBU Cup o anche più su. Sono ancora nella categoria Giovani, gareggiano su distanze diverse, quindi lasciamole crescere. Hanno tutti i mezzi per fare bene in futuro e regalare tante soddisfazioni all’Italia, l’importante è non pensare di bruciare troppo le tappe».

Avresti portato qualcuno dei nostri juniores migliori al Mondiale di Anterselva?
«Sposo la scelta dei nostri tecnici. Ritengo sia meglio fargli fare prima esperienza in IBU Cup, dove si confronteranno già con un buon livello. Poteva essere pericoloso buttarli dentro direttamente in un Mondiale, soprattutto ad Anterselva, dove ci sarà tanta gente, tifo e pressione. Non rischiamo di bruciare questi talenti schierandoli subito in un Mondiale complicato come quello italiano. Meglio farsi qualche gara di IBU Cup, contro avversari di livello, atleti che girano attorno alla Coppa del Mondo, ma con un clima esterno più tranquillo. Non è facile immergersi nell’ambiente della Coppa del Mondo, poi ovviamente abbiamo atleti che hanno esordito anche in età più giovane della loro e successivamente hanno vinto tutto. In ogni caso io li terrei tranquilli ancora un attimo».

Da qui ci agganciamo al Mondiale. Che tipo di lavoro hanno svolto gli atleti in questo periodo?
«Tutti hanno fatto innanzitutto una settimana di recupero, soprattutto per recuperare al meglio dallo stress mentale accumulato piuttosto che quello fisico. Molti atleti sono andati in altura, ho incontrato alcuni norvegesi presso l’Alpe di Siusi e ho parlato un po’ con loro. Hanno deciso di recuperare allenandosi, andando a inserire molta mole di lavoro a bassissima intensità, perché c’era bisogno di fare un po’ di quantità, dal momento che non c’è mai tempo di farlo nel corso della stagione. In questo modo l’atleta recupera fisicamente ma anche mentalmente, in quanto lavora in posti che aiutano a staccare. Poi la settimana scorsa in molti saranno tornati a lavorare sul tiro dopo essersi fermati recuperando energie. Inoltre tanti avranno fatto alcune sedute intense per riacquistare brillantezza in vista del Mondiale. Insomma la maggior parte degli atleti ho visto che hanno scelto l’altura, in particolare i norvegesi, in quanto non sono abituati a certe quote, quindi hanno abituato il loro corpo a ciò che troveranno tra pochi giorni. lo stesso ha fatto la Francia a Bionaz».

Facciamo qualche pronostico. In campo maschile non si uscirà dal dualismo Johannes Bø – Martin Fourcade?
«Se guardassimo soltanto alle gare disputate fin qui, sarei obbligato a rispondere in maniera affermativa. In un Mondiale, però, tenderei a non escludere nessuno, perché i grandi appuntamenti fanno storia a sé, si verificano spesso delle sorprese, c’è una sorta di livellamento, con tanti atleti in grado di inserirsi, anche gente quasi impronosticabile. Ci sono spesso atleti alla vigilia meno quotati che fanno l’exploit. Ne abbiamo un chiaro esempio in casa con Windisch, capace sempre di rendere al massimo nel grande appuntamento. Speriamo magari possa ripetersi ancora».

Se dovessi chiederti: a fine Mondiale chi avrà vinto di più tra Johannes Bø e Martin Fourcade?
«Nell’ultima tappa prima del Mondiale, Fourcade non mi aveva fatto una grande impressione. Diciamo che a livello di squadra, credo che la Francia sarà quella che porterà a casa più medaglie. Nel 2007, proprio ad Anterselva, Poiree vinse il suo ultimo oro mondiale, quindi chissà che anche Fourcade non possa togliersi importanti soddisfazioni. Però, al di là delle medaglie di squadre, sono convinto che Bø sarà l’uomo del Mondiale».  

In campo femminile, come sempre, c’è maggiore incertezza.
«Effettivamente le due grandi protagoniste, Eckhoff e Wierer, hanno avuto entrambe qualche problema nell’ultima tappa. La norvegese per me resta la donna da battere, anche se ovviamente dopo Pokljuka un punto interrogativo è naturale porselo. Poi anche Dorothea Wierer purtroppo ha avuto quel problema alla schiena che le ha dato difficoltà nelle serie in piedi. Insomma se già l'impressione era che fossero tutte vicine, così lo saranno ancor di più. Sicuramente al femminile ci saranno molti inserimenti. L'augurio è che le italiane possano raccogliere tanto come meritano».

Divertiamoci un po’ sulle staffette; a chi andranno le medaglie d’oro?
«Non ho dubbi sull’oro della Norvegia nella mista e nella staffetta femminile. Per quella maschile punto sulla Francia, poi sogno una grande impresa italiana nella single mixed relay. Dorothea Wierer in quel format di gara fa paura, è la numero uno, Lukas ha già dimostrato di poter far bene, quindi credo che andremo a medaglia. Chissà, magari anche d’oro, pure se bisognerà vedersela sempre con la Norvegia».

Quindi vedi l’Italia da medaglia nella single mixed relay; in quali altre gare ritieni che gli azzurri possano salire sul podio?
«Per quanto riguarda le donne in tutte le gare sui quattro poligoni, sia con Doro che con Lisa. Poi, come già detto, la single mixed relay, perché Doro è adattissima a quel format di gara, quindi la staffetta mista e, perché no, magari una bella sorpresa nella sprint maschile, dove sarebbe bello avere una replica di ciò che accadde a Khanty-Mansijsk nella mass start (bronzo di Hofer, ndr). In ogni caso fare pronostici è difficile, nel biathlon ci sono troppe componenti. L’unica certezza è che quello di Anterselva non è un poligono facile, a volte si presenta del vento che può dar fastidio, in particolare il pomeriggio, e l’arrivo al poligono è duro. Qui spesso trovano spazio gli outsider, perché non è mai facile adattarsi alla quota. Al di là di tutto vincerà sicuramente lo spettacolo, perché Antholz è la terra del biathlon, nell’immaginario collettivo la tappa più amata a livello mondiale. Sono convinto che sarà un Mondiale da ricordare e mi auguro si possa esultare per dei successi azzurri».

A proposito di azzurri, anzi azzurre…
«Già immagino cosa stai per chiedere».

La domanda è d’obbligo. Ritieni che la polemica esplosa dopo le dichiarazioni di Vittozzi su Wierer possa incidere in negativo sull’aspetto mentale della squadra?
«Io credo che il focus sia rimasto unicamente sulla preparazione e le gare. Non credo che alcuno all’interno della squadra si farà influenzare da ciò che è accaduto. Il vero problema per i nostri atleti saranno le pressioni con cui dovranno convivere, perché ad Anterselva saranno richiestissimi e dovranno fare tante conferenze e incontri con sponsor. Avranno tanta pressione addosso, anche se Dorothea ha dimostrato lo scorso anno di aver imparato a convincerci. Tornando a quanto detto da Lisa, senza entrare nei particolari, se conosco Dorothea, so già che non l’avrà disturbata troppo, anzi, forse questo “pepe”, come detto anche da Curtaz, potrebbe rivelarsi qualcosa di positivo per entrambe».

Un’ultima cosa: al Mondiale ci sarà anche Pietro Dutto.
«Si, commenterò le gare sulla RAI nel pre e post gara. Spero di saper offrire dei contenuti interessanti agli spettatori che ci seguiranno da casa, ma soprattutto trasmettere la mia passione per il biathlon, la spettacolarità del nostro sport, a coloro che solo per curiosità guarderanno il Mondiale. Mi auguro che in tanti possano guardarlo e innamorarsi del biathlon, così magari saremo costretti ad allargare la valle di Anterselva nei prossimi anni». 

G.C.

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